BARCELLONA P.G. I finanzieri del Comando Provinciale di Messina, al termine di indagini dirette dal Procuratore Capo di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti, e coordinate dal Sostituto Procuratore Rita Barbieri, hanno dato esecuzione all’ordinanza di “applicazione di misura cautelare personale e sequestro preventivo” emesso dal G.I.P. del Tribunale della città del Longano.

La misura prevede la custodia cautelare in carcere per Salvatore Imbesi, 58 enne, consigliere comunale nonché noto imprenditore barcellonese operante nel settore agrumicolo, nonché il sequestro preventivo per circa 10 milioni di euro su quote sociali, conti correnti, disponibilità finanziarie e immobiliari riconducibili a tre persone indagate ed alla società coinvolta nella frode.

I reati ipotizzati sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Le indagini svolte hanno permesso di scoprire un complesso sistema di false fatturazioni – posto in essere, principalmente, attraverso due società del barcellonese, una operante nel settore agrumario e l’altra in quello edile, entrambe riconducili al medesimo rappresentante legale (I.S.) – finalizzato sia all’evasione delle imposte sia all’ottenimento, indebito, di un finanziamento comunitario per un importo complessivo di circa 5 milioni euro.

Gli accertamenti svolti hanno consentito di verificare che le due società, riconducibili allo stesso soggetto, al fine di percepire indebitamente il predetto contributo comunitario, hanno documentato una serie di rapporti commerciali mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e fornito una falsa rappresentazione degli investimenti riguardanti l’ampliamento e l’ammodernamento di un impianto di trasformazione agrumaria.

Inoltre, allo scopo di evadere il fisco, le predette società hanno simulato l’effettuazione dirapporti commerciali fittizi riguardanti la compravendita di agrumi, documentati attraversol’emissione e l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti. Le indagini finanziarie svolte sui conti correnti bancari degli indagati e delle società coinvolte hanno consentito, tra l’altro, di accertare l’ipotesi del reato di riciclaggio in capo al figlio di I.S., tale I.A., socio unico di una delle società coinvolte.

L’operazione di servizio conferma il costante impegno della Guardia di Finanza qualeorgano di polizia economico-finanziaria a tutela della spesa pubblica nazionale ed europea e del bilancio nazionale, nonché l’impegno nello svolgimento di investigazioni in maniera trasversale e contestuale nei diversi settori di competenza istituzionale.

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