MESSINA. Il 2019 sarà un anno di cambiamenti piuttosto importanti per i 505 dipendenti di MessinaServizi Bene Comune: perchè, oltre al premio produzione da dieci milioni di euro nel caso in cui Messina riuscisse a raggiungere il 65% di raccolta differenziata entro luglio (soglia prevista per legge), sono in arrivo parecchie novità dal punto di vista dell’organizzazione e della pianta organica.

Perchè, recita la bozza di piano industriale, ad oggi l’azienda sconta “una precaria organizzazione aziendale e una forte criticità legate al personale, la qualificazione dello stesso, all’anzianità di servizio, all’alto livello di limitazioni fisiche, all’alto numero di personale tecnico amministrativo e dal conseguente sottodimensionamento del personale dei servizi, quindi si necessita di una forte azione di ristrutturazione aziendale”. Di che numeri si parla?

In azienda, oggi, ci sono 73 dipendenti inabili al lavoro in strada per “limitazioni fisiche”, e 59 amministrativi. Altri sei, ex ruoli operativi, adesso sono in servizio a supporto di attività tecniche, e tre operatori ecologici che si occupano di pulizia uffici e autocentro. Non solo: ci sono altre sette unità che risultano ancora in forza alla fallita Messinambiente, e che no sono transitati a MessinaServizi per motivi vari (lungodegenza, malattia, restrizioni personali).

In totale, “in strada” ci sono 210 unità addette alla raccolta e 89 allo spazzamento (e 6 di “servizi operativi di raccolta, spazzamento e trasporto). Ad occuparsi della “raccolta differenziata”, che dovrebbe raggiungere il 30% a marzo ed il 65% a luglio, ci sono solo quattro unità di personale (ma a gestire i centri di raccolta sono 35). E per le aree a verde e le spiagge? Due, descritte come “servizi operativi”.

La soluzione? La divisione in 12 zone omogenee “all’interno delle quali un team di operatori svolgono tutti servizi previsti dal contratto di servizio in maniera autonoma ed autosufficiente”: ogni zona servirà una popolazione di ventimila abitanti (quindi 8700 utenze), con 35 unità di personale tra autisti e operatori. In strada, quindi,  ci saranno 420 lavoratori: centoventi in più di quelli che prestano servizio oggi.

 

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