MESSINA. Che differenza esiste tra prezzo di mercato e valori catastali medi delle abitazioni a Messina? Una differenza mostruosa: 256%, secondo le stime de Il Sole 24 Ore di due anni fa. Tradotto, vuol dire che mediamente il prezzo di una casa a Messina è di due volte e mezzo superiore a quanto risulta al catasto. Come è possibile? E’ possibile eccome: perché, stando ai dati custoditi dall’ufficio del Territorio, il centro città è disseminato di…baracche ad ogni piè sospinto.

Quante case popolari si affacciano su corso Cavour o via Garibaldi, due delle più eleganti e prestigiose strade di Messina? Anche solo per memoria visiva (e buon senso), verrebbe da dire nessuna. E invece no. Al catasto ne risultano censite 117. E quante unità immobiliari sono classificate come “uffici e studi privati”, in una strada in cui ad ogni portone è un fiorire di targhe d’ottone di avvocati, medici e commercialisti? Parecchie? Nient’affatto: solo nove. Vuol dire che qualcuno, negli anni, ha fatto il furbo, “dimenticando” di aggiornare i dati catastali degli immobili, sui quali poi sono parametrate le imposte, Imu in primis.

Nel 2014, il comune di Messina aveva iniziato progetto di revisione catastale su quegli immobili “caratterizzati da un significativo scostamento tra il valore di mercato e quello catastale”, perché ciò che immaginava di poter introitare dall’adeguamento degli estimi catastali è una di quelle cifre che componeva il piano di riequilibrio della scorsa amministrazione: e quello che si è scoperto ha del clamoroso.

Nel quadrilatero tra il viale Boccetta, la via Garibaldi, via Martinez e via XXIV Maggio, sono state catalogate 565 unità immobiliari definite “di pregio”, delle quali però lo studio ha riscontrato essere solo in parte classificate come “abitazioni un tempo nobiliari, con particolari rifiniture pregiate anche a carattere storico” (contrassegnate dalla sigla A1) o anche solo “abitazioni di tipo civile (siglate A2): la maggior parte, infatti, appaiono denunciate al catasto come case economiche (A3) o addirittura popolari (A4). Non solo: nella vasta area, nonostante un’elevatissima densità di studi professionali, per contare gli immobili catalogati come uffici e studi, e contraddistinti dalla sigla A10, bastano e avanzano le dita di due mani. Solo nove. Ma c’è di peggio.

Su tutto il territorio comunale, nel 2014, erano registrati 3300 fabbricati classificati come A5: ovvero “di basso livello, privi di impianti e servizi igienici”. In pratica case col bagno nel cortile, categoria che il catasto nemmeno considera più esistente. Non solo: ben quattromila immobili sono classificati come “abitazione a servizio delle attività agricole”, notoriamente fiorenti in centro città e nelle periferie. Altri dati significativi? A fronte di 56mila abitazioni di tipo civile, ce ne sono 45mila di tipo “popolare (“dato sovradimensionato”, si legge nella relazione) e solo undicimila di tipo “economico”. La tipologia di fatto più presente in città. Nel centro, su 25mila case censite, il 95% risulta economica, popolare o ultrapopolare.

Non solo: dal 2000 al 2015, il numero di unità immobiliari “collabenti” è cresciuto da circa 800 unità a 1070. Di queste circa cento si trovano all’interno delle microzone del centro città: le unità “collabenti” sono in pratica i ruderi, prive di rendita catastale e quindi “inidonee a produrre reddito” da versare nelle casse comunali: chi le abita (e non sono certo ruderi), non paga un euro in imposte e tributi.

Tutto questo nel quadrilatero del centro storico, costellato da palazzi signorili, anche se negli anni a deturparli ci hanno pensato i proprietari con mortificanti soprelevazioni sulle quali per decenni nè l’Urbanistica nè la Soprintendenza hanno mai proferito parola.

 

Le mappe: evidenziate in rosa, le case catastate come “”economiche” o “popolari” 

mappa delle abitazioni “economiche” o “popolari” da Provinciale a piazza Cairoli

 

mappa delle abitazioni “economiche” o “popolari” da piazza Cairoli a piazza Castronovo

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Salvatore
Salvatore
6 Settembre 2017 10:53

Basterebbe far fare agli impiegati del catasto un giro in città con macchina fotografica e notes. Ma è molto meglio stare tutti allegramente in ufficio a grattarsi.

Domenica Giliberto
Domenica Giliberto
7 Gennaio 2019 15:24

Odore di giornalismo. Sfortunato è il popolo messinese che ne avrebbe bisogno (Brecht-wise).

Ciccio Berenato
Ciccio Berenato
7 Gennaio 2019 15:57

Giornalismo: a Messina c’è sulu u ciauru. Senz’offesa, s’intende