MESSINA. Il pubblico ministero Antonella Fradà ha richiesto la condanna all’ergastolo per i due imputati del processo per l’omicidio di Roberto Scipilliti, ucciso a febbraio 2017 nelle campagne di Savoca. Il processo, in Corte d’Assise, è nei confronti di Fortunata Caminiti e Fabrizio Ceccio accusati dell’omicidio del vigile del fuoco, ucciso con un colpo di pistola alla testa in una radura nelle campagne di Savoca.

Dopo aver ricostruito tutta la vicenda il pubblico ministero ha concluso il suo intervento chiedendo la condanna all’ergastolo per entrambi. È poi intervenuto l’avvocato Antonino Roberti, che assiste i familiari di Scipilliti, costituiti parte civile, che ha chiesto anche un risarcimento ed una provvisionale. La parola è quindi passata ai difensori, l’avvocato Salvatore Silvestro e l’avvocato Katia Veneziani.

“Non c’è certezza – ha detto l’avvocato Silvestro– che Ceccio si trovasse nell’auto e che sia mai giunto nel luogo del delitto”. Ha anche parlato del movente : “Nessuno ha detto la ragione per cui è stato ucciso Scipilliti”. Il legale ha fatto poi riferimento alla questione economica, se così fosse: “Dovrebbe essere un omicidio a tacitazione di un debito”. Nella precedente udienza Fortunata Caminiti, rendendo dichiarazioni spontanee, aveva sostenuto che quel giorno Ceccio non era a Savoca.

Roberto Scipilliti scomparve il 5 gennaio 2017. Era uscito dalla sua abitazione di Roccalumera e non aveva più dato notizie di sé. Il cadavere fu trovato, alcuni giorni dopo, nelle campagne di Savoca. Le indagini dei carabinieri arrivarono ad una svolta con l’arresto di Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti. La coppia fu intercettata dai carabinieri all’uscita di una nave traghetto mentre tornava dalla Toscana. Il movente dell’omicidio è sempre rimasto incerto, tutto sarebbe da ricondurre ad una questione economica di modesta entità.

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