MESSINA. Dopo la falsa partenze di ieri in commissione, con la bocciatura di diciannove delibere (su 19), il “SalvaMessina” sembra avere imboccato la strada giusta. Quattro delibere, le prime proposte, sono state approvate dall’aula, con l’astensione, prevista già in partenza, dei sette consiglieri del Movimento 5 stelle e di Antonella Russo, Gaetano Gennaro e Felice Calabrò, che hanno animato il dibattito altrimenti piuttosto tranquillo, ingaggiando un incontro a colpi di fioretto col sindaco Cateno De Luca.

In discussione stamattina c’erano quattro delibere: quella sulla riorganizzazione e razionalizzazione di Comune e partecipate (29 presenti, 17 favorevoli e 12 astenuti, la proposta passa), quella sul baratto amministrativo (28 presenti, 17 favorevoli 11 astenuti, passa anche questa), quindi razionalizzazione risorse extracomunali (28 presenti, 16 favorevoli, 12 astenuti, passa), e per ultima quella sullo schema di accordo coi creditori: due minuti di sospensione per capire se ci siano i numeri perché passi (cinque consiglieri hanno abbandonato l’aula per conflitti d’interesse, essendo o creditori o avvocati che patrocinano creditori), alla fine con 14 favorevoli, 9 astenuti, passa anche questa.

Prima del voto, però, c’è stato il dibattito, infiammato subito dai consiglieri del Movimento 5 stelle, che per bocca del capogruppo Andrea Argento prima hanno ringraziato De Luca per il lavoro immane svolto in un mese e poi hanno iniziato a menare fendenti: «Oggi ci troviamo costretti di nuovo ricevere centinaia di fogli, pagine pagine di atti indirizzo che lei ha dipinto come fondamentale fini della rimodulazione del piano di riequilibrio, atti che se bocciati del consiglio metterebbero a rischio l’intera tenuta del piano di fronte alla corte dei conti. E non è così, dobbiamo dirlo in questa aula e ai cittadini fuori”, ha spiegato Argento, concludendo che “il piano di riequilibrio è totalmente indipendente da ogni altro provvedimento amministrativo del Comune. E signor sindaco non ci può chiedere di essere silenziosi, dimessi, financo servili. Non lo potremmo giustificare a noi stessi, prima ancora che con coloro che siamo qui a rappresentare».

Tocca poi ai tre consiglieri del Pd, che rispetto ai colleghi a Cinque stelle entrano più nello specifico. Un intervento politico, però, lo fa Gaetano Gennaro: “Non firmiamo cambiali in bianco, e pretendiamo che scelte politiche non vengano fatte passare, di fronte agli occhi dell’opinione pubblica, come necessità amministrative”, mentre Antonella Russo si sofferma sulle implicazioni in termini di incompatibilità di alcuni consiglieri con la delibera sull’accordo coi creditori, e Felice Calabrò ha dubbi che il baratto amministrativo sia compatibile con lo status di Comune in predissesto: «Può il Comune optare per uno strumento che prevede la non recuperabilità dei tributi?».

Quando gli tocca rispondere, De Luca apre il barattolo di spinaci e si prepara alla lotta: “Sotto i capelli nulla”, esordisce, mettendo in chiaro il tenore del suo intervento. «In cinquanta giorni i Cinque stelle una proposta non l’hanno fatta, al contrario di altri gruppi che anche hanno criticato molto aspramente le nostre scelte e hanno tramutato quelle critiche in atti amministrativi. Io ho aperto la progettazione, sia col Consiglio che con le parti sociali. Forse è il gruppo dei Cinque stelle che non è all’altezza del compito». Brusìo, intervento da parte del presidente del consiglio Claudio Cardile, De Luca che minaccia di andare via dall’aula, poi torna tutto tranquillo, grazie proprio ai pentastellati che tranquillizzano l’aula: «Tutto a posto, è politica». “Non è giusto che con una battuta si liquidino due mesi di lavoro”, si adombra De Luca.

«Il SalvaMessina getta le basi per scardinare un sistema organizzativo che ha gettato nel baratro questa città. Ditemi una sola delibera che non abbia attinenza col piano di riequilibrio, prosegue, prima dell’immancabile siparietto: “Anche Gesù Cristo, quando guarì i dieci lebbrosi, fu ringraziato solo da uno”», cita De Luca. Interviene Felice Calabrò, che lo corregge “Era un samaritano”. Breve disquisizione teologica, quindi si torna a bomba.

«Il pacchetto è unico, se il consiglio non le condivide oggi, domani non può tirarsi indietro se salta il piano di riequilibrio: o mi rimproverate se voglio condividerlo prima, o mi rimproverate se le ritiro e mi direte che non voglio condividerle”, afferma, rivolto ai consiglieri del Pd, che incassano (anche a nome di altri gruppi) un plauso: «Le vostre critiche, che a volte sono state solo registrate e a volte sono state risolutive, sono servite a migliorare il piano».

Ancora al Pd: «Consigliere Gennaro, qui non è stare con il sindaco o contro il sindaco, è stare con la città o contro la città», è la “botta” di De Luca. “Questa è una sua visione”, risponde Gennaro”. Ultima battuta prima del voto tocca a Cristina Cannistrà (M5s): «Non abbiamo approvato il “SalvaMessina” perché secondo noi non ci sono i numeri. Se il sindaco parla di un patto, parli con chi quel patto lo ha sottoscritto, di certo non con noi. Siamo gli unici a vigilare sull’operato del sindaco». Quindi il voto, e quattro delibere su quattro approvate. Si continua a oltranza nel pomeriggio.

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