MESSINA. Altra tensione sul fronte Atm, al centro da mesi delle cronache cittadine per via dei suoi “conti” e del nuovo piano trasporti partorito dal nuovo Cda. A far discutere, questa volta, è la disdetta dell’accordo di secondo livello applicato ai 500 dipendenti dell’azienda, comunicato dal Direttore Generale alle organizzazioni sindacali con un Ordine di Servizio del 13 novembre 2018.

A intervenire sulla vicenda sono  Filt-Cgil e Uiltrasporti, da tempo in rotta con l’Amministrazione, che contestano “scelte che fanno pagare ai lavoratori presunti problemi economici” e considerano “la disdetta unilaterale da parte aziendale un atto non rispettoso delle normative vigenti davanti a un accordo sottoscritto nel luglio 2017 con validità triennale”.

«Facciamo rilevare – spiegano i sindacalisti – che tale accordo sottoscritto dalle sigle Filt Cgil Fit Cisl Uiltrasporti e Faisa Cisal nel luglio 2017 ha validità triennale e pertanto la disdetta unilaterale da parte aziendale non è di fatto un atto che Filt Cgil e Uiltrasporti possono ritenere rispettoso delle normative vigenti. Evidenziamo che la stipula dell’attuale contratto integrativo è giunta dopo mesi di concertazione tra le parti ed è basato su rigidi elementi economici finanziari ed è riconosciuto solo su precisi obiettivi di produttività da raggiungere per azienda e lavoratori. L’attuale contratto di secondo livello infatti non ha incrementato il budget di spesa per Atm impiegato prima dello stesso ma ne ha cambiato radicalmente il sistema passando dalla precedente “elargizione a pioggia” al riconoscimento settoriale solo per obiettivo raggiunto. È stato basato su due tronconi, l’uno legato alla presenza e l’altro a precisi parametri di efficienza dell’azienda e del servizio. Ha avuto effetti positivi oggettivi in termini di abbattimento della malattia, facendo diventare Atm un’azienda tra le più virtuose del settore, e ha consentito una percentuale di efficienza complessivo dell’esercizio superiore al 98% in termini di mezzi in servizio. Teniamo a evidenziare – proseguono – che il mancato raggiungimento degli ambiziosi obiettivi concordati nell’accordo di secondo livello può persino penalizzare il lavoratore che di fatto si scommette nel buon funzionamento dell’azienda e così facendo ha coinvolto tutti i dipendenti nel miglioramento del servizio offerto alla città».

Il comunicato prosegue: «Leggiamo in premessa alla nota aziendale di disdetta dell’accordo che questa decisione del CDA è stata presa “a seguito della evidente crisi economico-finanziaria di questa azienda e della urgente necessità di rivedere gli accordi sindacali in vigore” , pertanto appare chiara la volontà del nuovo management di rivedere al ribasso il premio risultato previsto nell’accordo integrativo. Filt Cgil e Uiltrasporti , come ormai noto, hanno contestato quanto emerso e condiviso da altre sigle sindacali, negli accordi del “Salva Messina” in merito alle reali condizioni economiche e finanziarie di Atm e per tale motivo non possiamo certo condividere oggi sulla necessità di ridiscutere al ribasso il salario integrativo dei 500 dipendenti Atm facendo pagare agli stessi lavoratori presunti problemi economici di cui abbiamo chiesto una certificazione terza e di cui i lavoratori non avrebbero di certo responsabilità. Ci preoccupa invece l’andamento della produzione di Atm nel semestre in corso. Le scelte, le strategie e le contrazioni del servizio operate dal nuovo management che di fatto temiamo non permetteranno il raggiungimento di quegli obiettivi che il contratto integrativo in essere basato sulla defiscalizzazione della maggiore produttività dei dipendenti per non gravare sulle casse Atm. Per tale motivo – concludono – diffidando l’azienda dal procedere alla disdetta unilaterale, ribadendo la presenza di procedure di sciopero concluse negativamente in Prefettura da Filt cgil e Uiltrasporti, ci rendiamo disponibili ad un immediato confronto sulla ridiscussione dell’accordo escludendo però qualsivoglia riduzione degli attuali livelli salariali dei dipendenti»

 

 

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