Un altro lunedì è sorto e a fatica proviamo a raccontarvi un’altra settimana, fingendo di essere svegli con le pupille dipinte sulle palpebre ispirandoci a Tom e Jerry. È stato un bel weekend? Per chi scrive diciamo di sì, e quindi l’influsso positivo di tutto questo proverà a riflettersi anche sulle scelte che comporranno la playlist odierna. C’è poco da dire, c’è tanto da ascoltare: muoviamoci, orsù, che il mattino ha lo sbadiglio in bocca.

Tom Petty and the Heartbreakers – Learning to fly

Ogni tanto siamo dei cuori di panna e tanto vale sfruttare al meglio questa caratteristica. Nei primi ‘90 Tom Petty insegnava il romanticismo con una ballad straordinaria, che apriva il disco Into the great wide open. Poco più di un anno fa, il 2 ottobre, veniva a mancare Tom Petty. Mi piace ricordarlo così, anche in mancanza di una vera e propria ricorrenza, perché qualche anno fa lessi una frase molto bella sugli uomini, angeli con un’ala sola; imparare a volare, nel caso del brano senza ali, serve tantissimo, e non solo per la paura della discesa, ma anche per capire come stare in equilibrio in un mondo pazzo.

 

INXS – Need You Tonight

Forme diverse di esporre le proprie esigenze, quelle di Petty e degli INXS, ma ugualmente efficaci; alla delicatezza lirica del primo contrapponiamo più che volentieri l’energia e l’urgenza dei secondi, causa di diverse nascite negli anni ‘80 con un sound potentemente sensuale ed efficace. Un erotismo che sarebbe stato assente se, anziché danzare sulle note dei loro brani, si fossero mostrati i loro video, perché l’esempio di Need you tonight qua sopra è abbastanza emblematico. Certo, sono passati trent’anni, certo, magari loro vi piacciono comunque, ma col senno di poi sia benedetto il processo tecnologico.

 

As Animals – I see ghost (Ghost Gunfighters)

Torniamo più o meno ai giorni nostri, perché gli As Animals sono abbastanza recenti, avendo pubblicato il singolo a fine 2013 e il disco, l’unico per ora del duo francese, a gennaio 2014. I see ghost (Ghost Gunfighters) è un singolo di immediato impatto, che inizia in modo ipnotico e porta via paure e fantasmi, perlomeno ci prova, con scioltezza e classe. Un gioiellino niente male che però ancora non ha avuto seguito, perché l’album di debutto non era affatto da buttare, anzi, però è rimasta grande curiosità, tant’è che pensavo di averli persi io di vista. E invece no, sono proprio loro a essere spariti. Emoji triste.

 

Måneskin – Torna a casa

Confesso che questa cosa che a tanti piacciano i Måneskin a me suona strana. Mi suona davvero strana perché credo di aver visto decine di gruppi più efficaci, talentuosi e bravi nello scrivere le canzoni. Però piacciono, e questa cosa, oltre a suonarmi strana, mi incuriosisce. Una persona che ne capisce mi ha consigliato di ascoltare Torna a casa, e mi sono fidato nonostante tutto. Il brano in sé non è neanche malaccio, per la prima metà ha anche qualche spunto mediamente interessante, però io l’ascolto e non capisco. Continuo ad ascoltarla e non capisco. Intanto l’ho sentita quattro volte consecutive e inconsapevolmente mi sono spiegato il successo dei Måneskin.

 

Otis Redding – For your precious love

La scelta finale è costantemente la più ardua, ma dopo il gruppo precedente (scusate, mi secco fare copincolla per scriverlo decentemente) avevo la necessità di alzare notevolmente il livello, e non c’era occasione migliore per proporvi un brano delizioso cantato da un artista incredibile. Quella di Otis Redding non è la versione originale, perché per trovare quella dobbiamo fare un viaggio nel tempo a ritroso nel 1958, quando il buon Jerry Butler la incise con i The Impressions. Nel ‘65, invece, Redding la prese e la rese quella meraviglia che chiude la playlist odierna, perché ogni tanto anche noi abbiamo bisogno di essere smodatamente buoni e ottimisti. Ci tocca, no?

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