All’improvviso il Commissario…

 

Ottobre del 2018 è un mese che i messinesi difficilmente dimenticheranno. Prima le dimissioni del Sindaco De Luca, poi, qualche settimana dopo, la nomina del nuovo commissario, il quarto negli ultimi tredici anni, che se non è un record mondiale poco ci manca.

È una Messina allo sbando quella che il nuovo funzionario si ritrova da un giorno all’altro a dover gestire, fra tensioni sui social, scontri al fulmicotone sui media, sin-in di protesta a Palazzo Zanca e le nuove interminabili, estenuanti e spesso deliranti elezioni alle porte.

Si preannuncia un periodo di fuoco, per la città, e in pochi sono pronti a scommettere su quell’omino mingherlino e dai modi cortesi, nativo di Mirabella Imbaccari che si è materializzato dal nulla, come un asceta berbero che da un momento all’altro si ritrova catapultato a Las Vegas. Il nuovo commissario è un personaggio sobrio, poco appariscente, dall’indole mite e dalla parlata pesantemente influenzata dal dialetto della sua zona, del tutto agli antipodi rispetto all’irruenza di Accorinti o al piglio istrionico di De Luca. Una soluzione inconsueta per una città che al culto della personalità non ha alcuna intenzione di rinunciare e che le varie sfumature di grigio non le ha mai sapute apprezzare più di tanto.

Nel giro di qualche tempo, tuttavia, le cose cambiano radicalmente. Con certosina pazienza, quel tizio silenzioso e poco avvezzo alla caciara dei social, che sembra uscito dritto dritto da un film di Michelangelo Antonioni, si rimbocca le maniche e affronta uno ad uno i problemi irrisolti della città, con un pragmatismo antico. Le polemiche non mancano, e nemmeno gli scandali. Tantomeno l’inutile ciarlare su Facebook. Eppure, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica è tutta concentrata sul grande circo delle ennesime elezioni, a poco a poco, in maniera silenziosa e quasi impercettibile, il consenso intorno a quell’omino segnaligno e introverso cresce rapidamente, spiazzando i media, ormai totalmente annichiliti dai comunicati stampa di Libero Gioveni, Salvatore Sorbello e Alessandro Cacciotto, e persino lo stesso Commissario, che in preda a una forma acuta di sindrome di Stendhal decide di immolare se stesso candidandosi in maniera del tutto irrituale alle Amministrative di giugno.

Il resto è storia nota e recente, con il testa a testa con De Luca al primo turno, la furiosa battaglia elettorale e poi la vittoria sul filo del rasoio al ballottaggio. Il commissario originario di Mirabella Imbaccari, mandato a Messina da Palermo per reggerne le sorti per soli otto mesi, con la forza degli argomenti e con voce pacata si ritroverà a governarla per cinque anni. Le strade dei due contendenti si dividono: il neosindaco si insedia sobriamente a Palazzo Zanca, mentre Cateno, appena eletto Arcidiacono, appende al chiodo la fascia tricolore e si incammina lentamente a piedi scalzi verso Roma.

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Lorella
Lorella
30 Settembre 2018 18:15

l’ultimo scenario e’ il piu’ verosimile…..
bravo