MESSINA. Tra l’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Cateno De Luca, e la precedente, per bocca di Guido Signorino, ex assessore al Bilancio e alle Partecipate, è ogni giorno una guerra di cifra. L’ultima è scoppiata ieri sera tardi, quando De Luca, nel suo consueto post su Facebook, ha spiegato, telegraficamente, che l’Atm, l’azienda trasporti metropolitana, ha “oltre 50 milioni di debiti“.

“Un’azienda che fabbricava debiti. Abbiamo trovato 88 milioni di debiti ( compreso la ricostituzione del capitale sociale ) e 34 milioni di crediti. Il buco è di oltre 54 milioni di euro. Per quanto mi riguarda possiamo abolire il servizio di trasporto urbano e mandare tutti a casa“, ha scritto il sindaco, concludendo con un “vergogna in maiuscolo e sottolineando ogni frase con un punto esclamativo per sottolineare il concetto.

Articolata la risposta di Signorino: “La situazione è questa: il bilancio Atm è stato rivisitato a partire dal 2012 per adeguarlo alle osservazioni della ragioneria che lo rendevano inapprovabile da parte del Consiglio. I bilanci ATM portavano a “crediti verso controllante” partite che erano in realtà “perdite di esercizio”. Dopo molti incontri di valutazione fatti con l’azienda, coi revisori dell’azienda (che hanno per legge pieni poteri revisori e sostituiscono il Collegio del Comune) e con il Collegio dell’Ente, si decise di rimodulare il bilancio 2012, facendo emergere le perdite per quelle che erano. Il patrimonio netto negativo passò a 32 milioni – spiega Signorino – Il piano di riequilibrio dà copertura a questo che rappresenta il “debito fuori bilancio” inserito nel piano. Poi l’ATM, con asseverazione del Collegio aziendale (presieduto da Felice Genovese, riconfermato da De Luca), i bilanci chiusero con un lieve avanzo annualmente. Al tempo stesso, la mancata riscossione di crediti che i revisori asseverano essere certi, liquidi ed esigibili, ha comportato l’impossibilità di far fronte a tutti i pagamenti. Salvo la quota-parte delle multe, il Comune non ha niente a dare all’Atm e, anzi, nel 2017 si è definito un atto di “parificazione contabile” tra l’azienda e la società, che ha azzerato ogni squilibrio. I crediti sono verso Regione e Stato. E i revisori (presieduti dall’attuale Presidente) lo hanno consacrato nelle relazioni al bilancio dell’azienda.

Quindi la risposta a De Luca: “Siccome il bilancio ha sempre chiuso in pareggio (con un lieve avanzo in realtà), ciò significa che tutti i debiti maturati nel periodo 2013-2017 sono finanziati da entrate perlomeno corrispondenti. Un’azienda può anche fallire per crisi di liquidità (non un’azienda speciale), ma non si può dire che (se le asseverazioni dei revisori sono corrette, cosa di cui non dubito), ciò sia avvenuto per malagestio. ATM è finanziariamente sana (ha anche risolto problemi con il tesoriere) e soffre per la cassa. L’attuazione del piano di riequilibrio a 20 anni era stata costruita anche per mantenere il percorso del risanamento coi debiti fuori bilancio assunti ai sensi del TUEL (testo unico enti locali, ndr) dal Comune, e (al contempo) sostenere il rilancio del servizio del TPL (trasporto pubblico locale, ndr), con l’ambizione (alla nostra portata) di realizzare un servizio efficiente, moderno, realmente smart e d’avanguardia. Trovo sbagliato (e anche stupido) – conclude Signorino – penalizzare i cittadini su un servizio essenziale che aveva straordinari margini di incremento”.

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