MESSINA. E’ di nuovo botta e risposta (rigorosamente via Facebook) tra il sindaco  Cateno De Luca e l’amministrazione di Renato Accorinti. Stavolta, ad essersi sentito chiamare in causa “in contumacia” è Guido Signorino, ex assessore al Bilancio (e poi allo Sviluppo economico), nel post in cui il sindaco spiegava di aver trovato cinquanta milioni dopo un approfondito esame dei bilanci del Comune.

“Peccato sia almeno la quarta volta in venti anni”, scrive Signorino, che poi si lancia prima in un excursus storico, e poi in una spiegazione tecnica del lavoro fatto da De Luca (e dalle precedenti amministrazioni: si chiama “due diligence”).

“È stato fatto sotto Franco Provvidenti, poi nel 2012 (non ricordo se sotto Giuseppe Buzzanca o sotto il commissario Luigi Croce) e infine nel 2015-16 sotto Accorinti. De Luca lo rifà ai fini della “relazione di inizio mandato”. Come si fa a dire che “non era mai stato fatto a Messina”? Comunque delle due l’una (come vedremo): o i dirigenti avevano mistificato prima, occultando risorse, o dopo cinque anni di gestione Accorinti emerge un attivo di 50 milioni, un tesoretto-tesorone lasciato all’amministrazione seguente! Ad ogni modo, De Luca deve dirci quando si è accorto di questo baule pieno di dobloni. Appena ieri avevamo letto di essere sull’orlo del baratro e stamattina scopriamo di essere nell’Eldorado. Evidentemente è successo tutto in una notte: una notte insonne trascorsa a rivedere 7.000 poste di bilancio (circa 1.000 l’ora), trovando all’improvviso un orizzonte nuovo e progressivo. Più modestamente mi sembra si confermi il fatto che Messina non merita il dissesto e che, con il piano a 20 anni, potrà ben riequilibrare le finanze attivando un percorso di crescita e sviluppo. E’ il piano dell’Amministrazione Accorinti. Ben lieti che vada avanti, assolutamente contrari ai tagli alle spese per i servizi ai cittadini”, conclude Signorino, ricordando il passato. Poi “sale in cattedra”, e spiega nel tecnico di cosa si tratta l’operazione effettuata da De Luca.

“Ma cos’è il “riaccertamento”? I “residui” sono le partite sospese degli anni precedenti: debiti non saldati (residui passivi) e crediti non riscossi (residui attivi). Sono un pezzo dell’intossicazione dei bilanci pubblici. Ogni anno, a chiusura di contabilità, i dirigenti devono dichiarare quali poste devono essere mantenute come attivo (crediti non riscossi) o come passivo (debiti non pagati) nel bilancio seguente. È questo il “riaccertamento ordinario”. Il riaccertamento straordinario è un approfondimento intenso di questa opera di rivalutazione dei crediti e debiti del Comune: operazione fatta (come detto), almeno, tre volte in venti anni prima di De Luca: da Providenti, Buzzanca – o Croce, non ricordo – e Accorinti”.

E continua: “Che succede col “riaccertamento” dei residui? Se si cancellano crediti ritenuti non riscuotibili si aggrava la finanza comunale (si riduce l’attivo); se invece si cancellano debiti ritenuti non più dovuti la situazione finanziari migliora (si riduce il passivo). Il rischio è che “giocando” sapientemente si generino risorse in realtà inesistenti (ad esempio, si cancellano debiti in realtà esistenti e si mantengono crediti in realtà non esigibili; si generano così attivi inesistenti e, magari, contenziosi che generano debiti fuori bilancio). Come andò il riaccertamento negli anni precedenti? Non benissimo, spiega l’ex assessore.

Con Providenti il riaccertamento produsse una montagna di soldi e il Ragioniere Generale dell’epoca venne chiamato “il mago”, perché venivano fuori con facile frequenza saldi “attivi”. Nello stesso tempo (e negli anni seguenti) esplosero i “debiti fuori bilancio”, che venivano non inseriti nei bilanci seguenti, posticipandone l’emersione (si dice: mettere la polvere sotto il tappeto). La revisione straordinaria del 2012 (propedeutica alla procedura di riequilibrio) portò invece alla cancellazione netta di 23 milioni di residui “attivi” (crediti insussistenti o inesigibili). Nei nostri 5 anni il confronto coi revisori sulla materia dei residui è stato molto intenso ogni anno, ed è stato causa dell’allungamento dei tempi di produzione dei bilanci consuntivi (e, per conseguenza, dei previsionali). Tra la fine degli anni ’90 e il 2015 i bilanci dei Comuni sono stati “zavorrati” da risorse figurative che, in realtà in molti casi non c’erano. Questo è un fatto devastante per i bilanci. Nel 2015 il passaggio al nuovo sistema di contabilità obbligò tutti i Comuni (compreso Messina) a uno scrutinio molto più accurato dei residui. In tutti i Comuni emerse un “disavanzo tecnico” di varia entità e i bilanci divennero più “duri” (minori risorse attive), ma più “veritieri”.

“Nel Comune di Messina – continua Signorino – l’Amministrazione Accorinti avviò una capillare azione di formazione sui nuovi criteri, coinvolgendo il Centro Studi Enti Locali. Non si poterono più mantenere i “residui” semplicemente dichiarati dal Dirigente, ma i Dirigenti dovevano indicare con precisione l’identità del creditore o del debitore, spiegando il motivo del mantenimento. L’operazione fu molto complessa e lunga e si concluse all’inizio del 2016. Emerse un “disavanzo tecnico” di circa 100 milioni. E il Governo consentì di “spalmare” questo disavanzo in 30 anni (ogni anno il Comune paga circa 3,5 milioni di “rata” per questo disavanzo). Il disavanzo tecnico è una delle voci di impiego del “Piano di riequilibrio”. Un’operazione-verità fondamentale. Dopo il “riaccertamento straordinario” sul consuntivo 2014, i Dirigenti hanno compiuto “ordinariamente” il riaccertamento a ogni seguente consuntivo, applicando gli stessi criteri di “certezza del creditore o del debitore” nel confermare o cancellare i residui per le contabilità seguenti. L’operazione deve essere fatta sotto la responsabilità e con la piena autonomia dei dirigenti, per evitare che questa possa essere viziata da pressioni politiche. Oggi De Luca ha rifatto questa operazione, – prosegue – procedendo evidentemente alla cancellazione di 50 milioni netti di residui passivi (inclusi mutui “ridestinabili”). I Dirigenti che hanno mantenuto fino ai mesi precedenti questi residui, privando il Comune delle relative risorse, dovranno spiegare come mai. E l’auspicio è che non si siano commessi errori (sono certo che i revisori vigileranno con la stessa attenzione da sempre riservata alla valutazione di questa importante operazione), perché sono state proprio queste le operazioni che avevano causato lo sfascio della finanza pubblica locale non solamente a Messina, ma in molti Comuni d’Italia. Voglio sperare – conclude Signorino – che le cifre siano giuste e che non ci siano partite d’azzardo giocate sui messinesi”

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