MESSINA. L’operazione sbaraccamento/risanamento di Cateno De Luca continua ad attrarre consensi, spingendosi anche fino ai più impensabili dei “sostenitori”. Emilio Fragale, per esempio. L’ideologo del centrodestra sponda Forza Italia, che in campagna elettorale a De Luca non aveva lesinato schioppettate (a difesa del “suo” candidato, Dino Bramanti, ha sentito il bisogno di concedere al sindaco l’onore (parziale delle armi”, in una lunga e arzigogolata lettera aperta, pregna, come è suo costume di citazioni, per comunicare il piacevole stupore nel constatare come l’amministrazione si stia muovendo bene su un campo minato.

“Ho avversato Cateno De Luca. Continuerò, dal mio angolo, a farlo.  Non lo ritenevo (e non lo ritengo) il Sindaco a cui affidare le sorti gestionali e amministrative della città di Messina. Prendendo a prestito una battuta di Ficarra e Picone (ne Andiamo a quel paese) e mutuandola in parafrasi direi … melodrammatico a giorni alterni … non voglio farci l’abitudine per affermare … oggi è pari … gli tocca!”, spiega Fragale nel lungo preambolo.

Poi però il tono cambia: “Tuttavia, a prescindere da ciò che (si) farà un merito (un primo sommo merito) gli va ascritto – ammette – Avere sposato su piano ideale e pragmatico il progetto di Marcello Scurria intestandosi, prima come parlamentare regionale poi come primo cittadino, la sfida del “risanamento”. Ciò lo consegna – per definizione e dedizione  – alla storia. Chapeau! Ci riuscirà? Non lo so. Lo spero vivamente”, si augura l’ex direttore generale del Comune.

“Ho certa confidenza con visioni della polis da tradurre in programma da sottoporre agli elettori (poi eventualmente … purtroppo non di rado solo eventualmente … da declinare in iniziativa, azione, realizzazione) per non attestare che dalla agenda politica cittadina il risanamento se non sparito era – di certo – stato edulcorato. A me non sfugge la marcata differenza tra risanamento, riqualificazione e rigenerazione urbana. Tutti temi importanti, connessi ma diversi. Non posso negare, comunque, che tranne poche voci anche presso (l’onestà intellettuale di) urbanisti, ordini, tecnici e professionisti più o meno prestati all’impegno civico era davvero in salita affrontare frontalmente quello del risanamento. Serpeggiava una sorta di timidezza pigra, disincantata e consuetudinaria decisamente più grave di una sorta di zona franca per mietere tra ammiccamenti e/o promesse e/o “impegni” voti (mai – in verità – così risolutivi). Si parla di “fortune” elettorali. Mi sembra una esagerazione. Peraltro, personalmente, considero la questione più prossima alla idea dello sviluppo (nell’interpretare la “dimensione” della città) che alla sensibilità dinnanzi al disagio abitativo”, continua.

Quindi passa al “vissuto personale”: “In una sola occasione, lo rammenterà bene Angela Bottari, ho presenziato alla consegna di un alloggio realizzato in ambito di risanamento a persona (inserita in graduatoria) che era nata in baracca (quella si … del terremoto). Era stato un momento di gioia. Un retropensiero inquinò il mio stato d’animo. Troppi figli, generi, nuore e nipoti, erano accorsi a festeggiare. Tutti (o quasi tutti) impiegati, stipendiati, occupati. Ci libereremo dalla stratificata cultura della baracca? Confido che entro la fine dell’anno verrano tutte giù. Ci libereremo dalla stratificata cultura della baracca?” domanda in maniera retorica ma speranzoso

“Infine, mi sento di suggerire una altra sfida parimenti strategica. Affrancarsi dalle servitù demaniali, ferroviarie, militari. Una diffusa emancipazione socio-economica può passare esclusivamente da opportunità di lavoro generate da intrapresa e ripresa sciogliendo il nodo della vocazione. Messina vive di …? Per il resto – conclude –  in Forza Italia e nel centro destra non contiguo a De Luca, suggerisco di riflettere e reagire in fretta su queste parole  di Garry Kimovic Kasparov “ … la più grande capacità negli scacchi risiede nel non consentire all’avversario di mostrarti ciò che è capace di fare.”

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