MESSINA. Il gip Simona Finocchiaro non ha convalidato i fermi ma ha applicato la custodia cautelare in carcere per Giovanni Lo Duca, Giuseppe Marra e Domenico Isaya  sottoposti a fermo dalla Squadra mobile per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza è stata emessa al termine dell’interrogatorio. Tutti hanno risposto alle domande del gip, in particolare ha respinto le accuse Giovanni Lo Duca, boss di Provinciale interrogato alla presenza degli avvocati Antonello Scordo e Salvatore Silvestro. Hanno risposto anche Giuseppe Marra e Domenico Isaya. Sono difesi rispettivamente dagli avvocati Maurizio Scarpaci e Giovanni Mannuccia. Entrambi hanno negato gli addebiti e le minacce.

Le indagini della Squadra mobile sono cominciate alla fine di giugno quando sono venuti a conoscenza di minacce subite dai familiari di un giovane. Quest’ultimo ed un amico, avrebbe ottenuto in prestito 5mila euro per acquistare della droga in Calabria. La vicenda scaturirebbe dal mancato pagamento di questa somma di denaro che, come ricostruito dagli investigatori, Marra avrebbe consegnato per conto di Lo Duca. Non potendo recuperare il denaro, Lo Duca avrebbe incaricato Marra , che è stato accompagnato da Isaya, di avvicinare i familiari dei due giovani che sarebbero stati in debito con lui, esigendo la restituzione, tutto attraverso ripetute minacce. Nel frattempo la polizia aveva avviato delle intercettazioni telefoniche arrestando i due giovani mentre tornavano dalla Calabria trasportando quattro chili di marijuana dentro un borsone.

Dopo alcuni mesi sono scattati i fermi non convalidati dal gip che però ha emesso misura cautelare. Secondo il gip il compendio investigativo:“ dimostra la sussistenza di un grave quadro indiziario in capo agli indagati”. Ed ancora  scrive il gip “nel caso di specie il Marra e l’Isaya hanno chiesto la dazione di denaro con tipica metodologia mafiosa formulando minacce particolarmente gravi (anche di morte) pur essendo estranei al rapporto obbligatorio sottostante ed in danno di un terzo congiunto del debitore evocando sempre il nome di Lo Duca Giovanni e quindi facendo richiamo all’evidente perdurante forza intimidatrice derivante dalla caratura criminale del Lo Duca”.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments