MESSINA. “Il tram non è solo un servizio essenziale, è un servizio sociale”. Antonella Russo e Felice Calabrò, consiglieri comunali del Pd, sull’argomento non transigono. E il piano del sindaco Cateno De Luca di dismettere il tram, oltre alla decisione di stoppare le procedure per l’assunzione temporanea di 75 autisti per sopperire alle ferie dei dipendenti Atm, non è di quelli che passano inosservati.

Anche perché i numeri forniti dai due consiglieri vanno in direzione opposta rispetto a quelli forniti dal sindaco che per il tram dipingevano uno scenario catastrofico. “Nel 2017 ci sono stati quasi quattro milioni di viaggiatori sul tram e 7,5 su tutte le 60 linee dei bus: undici milioni di viaggiatori nel 2017 – hanno spiegato in conferenza stampa – le entrate del tram sono così distribuite : 800mila dai biglietti, 1,2 milioni di euro di contributi regionali, 3,9 milioni del contratto di servizio del Comune, poi i contributi statali per oneri sociali da 230mila euro: in tutto fa 6 milioni e 130mila del 2017 a fronti di costi complessivi di 5,4 milioni di euro. Non è vero quindi – concludono i due – che il tram sia in perdita. Anzi, forse bisognerebbe domandarsi quanti finanziamenti si perderebbero se si fermasse il tram. E cioè cinque milioni di fondi Pac Metro, e 11 di finanziamento comunitario (7 per la manutenzione dei mezzi e 4 per la linea tramviaria)”.

Poi, oltre i nudi numeri, c’è la questione sociale. “I disabili salgono solo sul tram, non possono accedere ai bus, quindi sopprimerlo vorrebbe dire condannarli a non usufrire dei mezzi pubblici. Inoltre per ogni corsa di tram (180 posti), ne sono necessarie tre di autobus. La domanda sorge spontanea – dichiarano i consiglieri del Pd – questa amministrazione che intenzioni ha rispetto alla mobilità pubblica? Vuole incrementarla e incentivare il cittadino ad usare i mezzi pubblici o dare un segnale di disarmo e disincentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici nei confronti delle auto private?

Poi c’è la questione dello stop  alle assunzioni “a tempo”. “Servono per sostituire i lavoratori che vanno in ferie, che sono un diritto costituzionalmente garantito, e il contratto ferrotramvieri impone le ferie estive non monetizzabili per sentenza di Cassazione”.

“È ovvio che la soluzione migliore sul lungo periodo sono i concorsi con assunzioni definitive, ma lo stop imposto dal sindaco, senza avere contezza delle reali esigenze dell’azienda, stanno pesantemente nuocendo all’efficienza del servizio”, ha spiegato Felice Calabrò, al quale ha fatto eco Antonella Russo: “Il lavoro somministrato non ci fa impazzire, ma al momento non è possibile un concorso: mancano consuntivo Atm 2017, consuntivo Comune 2017, previsionale Comune 18/20, nuovo contratto di servizio con piano industriale Atm. Il precedente contratto di servizio prevedeva che in caso di difformità tra Comune (socio unico) e Azienda speciale, l’interlocutore dovrebbe essere il consiglio comunale”.

Poi la ciliegina sulla torta: la Tempor (l’agenzia di lavoro interinale) ci citerà in giudizio per inadempienza contrattuale? “Secondo me si”, spiega Antonella Russo, citando il lucro cessante.

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