La minaccia sempre più violenta di Cosa Nostra nell’area dei Nebrodi ha trasformato il territorio della provincia di Messina in un’area franca, alla mercè degli interessi criminali di clan mafiosi che sfidano apertamente lo Stato. Violenze, intimidazioni e soprusi, caratterizzati da metodi coercitivi tra i più arcaici e cruenti, attraverso i quali le cosche della mafia dei pascoli esercitano un controllo capillare del territorio, soffocando ogni forma di sviluppo economico e sociale. Un legame antico, quello tra mafia e latifondo, poco conosciuto e per questo considerato marginale, che però rappresenta uno dei principali businness economici per le cosche, grazie anche a una carente e inappropriata gestione dei fondi stanziati dall’Unione europea. Per squarciare il velo del silenzio e portare all’attenzione dell’opinione pubblica natura, risvolti e conseguenze, anche sanitarie e ambientali, di una realtà troppo spesso ignorata, il Cesas (Centro scientifico per l’ambiente e la sicurezza) ha organizzato un convegno dal titolo “Messina, nella terra della mafia dei pascoli”.

L’evento che avrà luogo sabato 14 luglio, alle 9, nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca, moderato dalla giornalista Emma De Maria, è dedicato all’agente di polizia, Tiziano Granata, chimico e noto ambientalista, membro della squadra dei “Vegetariani” del commissariato di Sant’Agata di Militello, scomparso lo scorso marzo.

A relazionare intorno all’inquietante fenomeno, Giuseppe Antoci, ex presidente del parco Nebrodi; Ciro Federico Troiano, criminologo e autore del rapporto zoomafia della Lav (Lega AntiVivisezione); Vincenzo Di Marco Lo Presti, medico veterinario; Salvatore Gurgone, vicepresidente Cesas, e Alessio Micale della fondazione Caponnetto.

Presenzieranno, inoltre, il questore di Messina, Mario Finocchiaro, e il presidente dell’ordine dei medici veterinari, Nicola Maria Barbera.

 

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