16.30. Chiusura della seduta d’aula da parte di un encomiabile Cateno De luca, che è rimasto seduto, insieme ai suoi assessori nei banchi riservati alla giunta, dall’inizio della seduta alla fine.

Da lui arriva un messaggio di unità: “Mi auspico che non ci siano spaccature come quella di oggi, desideriamo che i partiti in quest’aula non interferiscano in un rapporto che deve essere di collaborazione sulle singole cose che non hanno colore politico: quest’aula spaccata un po’ mi amareggia. Sono sicuro che la scelta che avete fatto sulle presidenze, coraggiosa perchè avete scelto giovani, ci consentirà di fare un ottimo lavoro. Lavoro che faremo molto prima che arrivi in aula”.

 

16.20. Come primo intervento, la vicepresidentessa del consiglio Serena Giannetto chiede la rimozione di uno dei due quadri dell’aula consiliare. “E’ una allegoria della schiavitù della città di Messina, con una donna presa a calci da un soldato spagnolo, e quindi dell’inizio della dominazione sulla città”, ha spiegato, tra gli sguardi interrogativi e lo stupore dei più.

“Terremo in considerazione la sua richiesta, ricordando però che l’opera è sottoposta a vincolo da parte della Soprintendenza“, ha spiegato il presidente del consiglio Claudio Cardile.

 

 

 

16.15. Seconda votazione, stesso risultato: Serena Giannetto è vicepresidente supplente.

Una prima analisi politica mostra un coeso asse Pd/5 Stelle, con una fronda interna democratica composta da Felice Calabrò e Antonella Russo, due dei più validi esponenti di consiglio. Sarà una consiliatura molto interessante, anche perchè in linea di massima, il consiglio sembra essere migliore del precedente.

 

15.46. Alt gioco: il segretario generale Antonio Le Donne solleva un problema procedurale. Per l’elezione è necessaria la maggioranza, ma non dei presenti, bensì degli aventi diritto. Quindi per la vicepresidenza di Serena Giannetto sarebbe necessaria una seconda votazione per la maggioranza relativa, e cioè la maggioranza dei presenti.

 

15.45. I vicepresidenti sono Nino Interdonato di Sicilia Futura (vicepresidente vicario con 19 voti) e Serena Giannetto dei 5 Stelle come vicepresidente supplente con 14 voti. Per Nino Interdonato è la seconda vicepresidenza su due consiliature.

 

 

 

15.20. Tocca alla votazione per i vicepresidenti.

 

 

15.15. Nel frattempo, il sindaco Cateno De Luca ed i suoi assessori stanno assistendo da stamattina, senza intervenire, ai lavori di consiglio, smanettando compulsivamente sui cellulari. Gennaro concede atto alla Giunta per l’eleganza istituzionale della loro permanenza in aula

 

 

15.13. Salvatore Serra, che era uscito, torna per prendersi la questione con Libero Gioveni, che aveva stigmatizzato il comportamento del centrodestra che ha abbandonato l’aula: “Si guardi la sua maggioranza e non s’interessi di quello che fa il centrodestra”. “Se il buongiorno si vede dal mattino lei avrà da lavorare parecchio”, dice al nuovo presidente del consiglio Cardile un pacatissimo Gaetano Gennaro.

Come prima seduta d’aula non c’è male.

 

 

15.10. Complimenti a Cardile da Dino Bramanti, che però “prende atto” della chiusura “democratica” da parte dell’asse 5 Stelle/centrosinistra nei confronti delle opposizioni

“Pensavamo che iniziasse una storia nuova, invece c’è una porta in faccia”, ha dichiarato Bramanti. Il centrodestra abbandona l’aula, tranne Ugo Zante e Francesco Pagano.

 

 

15.00. geografia del voto: il centrodestra compatto (quindi anche il presidente temporaneo Benedetto Vaccarino) ha votato Felice Calabrò, che ha infatti ottenuto dodici voti.

I diciotto di Claudio Cardile arrivano invece dall’asse tra Movimento 5 stelle e centrosinistra unito, tranne le due schede nulla con scritto Pd Libero, che molto probabilmente provengono dai due “dissidenti” democrarici, Felice Calabrò e Antonella Russo.

 

 

15.00. Lotta serrata tra Felice Calabrò e Claudio Cardile, entrambi del Pd. tengono i giochi e gli accordi pre-voto, la spunta il secondo, sarà il presidente del consiglio comunale.

Qualcuno ha voluto lanciare un messaggio, annullando due schede scrivendogli sopra “Pd Libero”.

 

 

14.50. Qualche parola sulle modalità di voto: lenta processione di consiglieri che si alzano (in ordine confuso, data l’ora, la necessità di sostentarsi con qualcosa da mangiare ed eventualmente di andare in bagno), vanno al banco della presidenza, votano sulla scheda che è stata loro precedentemente data, mentre il segretario generale elenca, come una litania, i nomi di chi deve votare, di chi ha votato e di chi deve prepararsi a votare.

Il tutto fa molto prima Repubblica. Prima repubblica dei tempi dei romani (509-260 a.c.)…

 

 

14.31. Finalmente si vota per la presidenza del consiglio con il metodo tradizionale: foglio bianco vidimato, due nomi, un solo voto: questo sistema favorisce l’asse centrosinistra/5 stelle, quindi l’ipotesi primigenia di Claudio Cardile

 

14.30. Contrari i 5 stelle e parte del Pd ( 15), favorevoli centrodestra e Calabrò ed Antonella Russo del Pd (13), quattro astensioni. maggioranze (e minoranze) trasversali: la mozione non passa.

 

14.25. Viene messa in votazione la mozione Calabrò (solo per le vicepresidenze). Un solo nome per voto, chi prende più voti fa il vicepresidente, il secondo fa il vicario.

 

14.22. La conclusione è che l’aula è sovrana, e decide come meglio crede come votare. Si torna al punto di partenza.

 

14.20. A Le Donne tocca ribadire quello che grossomodo aveva già affermato un’ora fa. Ancora qualche minuto così e si inizieranno a registrare i primi mancamenti

 

14.12. Andrea Argento, Movimento 5 stelle, spiega che il suo gruppo è per la trasparenza senza se e esenza ma. Nello Pergolizzi, invece, interviene in una questione procedurale. Non si trova la quadra, ma nemmeno lontanamente…

 

14.11. Interviene Biagio Bonfiglio, che inizia con “siamo stati tre ore a parlare del nulla”. Gli sfugge la circostanza che il suo intervento (molto breve), si inserisce all’interno dello stesso nulla

 

14.10. Vaccarino sempre più mattatore: cita la vicenda dell’acquisto da parte della Juventus di Cristiano Ronaldo

 

14.05. …prima però un altro colpo inferto alla tenuta fisica dell’aula: altri interventi per dichiarazione di voto. Inizia Gaetano Gennaro.

 

14.00. La sorpresa della giornata è senza dubbio la verve di Benedetto Vaccarino, che da presidente provvisorio si impone e fronteggia a muso duro i colleghi: “Qui per adesso decido io, e metto in votazione la modalità di voto”. Stupore tra i cronisti.

 

13.55. Libero Gioveni sposa la tesi del segretario generale e sconfessa il suo collega di partito Felice Calabrò. Il centrosinistra non pare esattamente coeso, stando a quando si è visto nelle ultime ventiquattrore. Calabrò però incassa un sostegno da Salvatore Serra.

 

13.50. Ovviamente, prima del voto c’è un giro di interventi di consiglieri. Inizia Felice Calabrò, molto tranciante: “Stiamo iniziando malissimo”. Poi argomenta, ma insomma, la sostanza del discorso è quella.

 

13.45. Interviene di nuovo il segretario generale Antonio Le Donne, dopo due brevi interventi da parte di Salvatore Serra e Nino Interdonato (che con una mozione chiedeva di votare con le modalità consuete, una votazione/due preferenze). Anche Le Donne concorda con Interdonato motivando il parere col fatto che nelle due ultime volta ha funzionato bene. Vaccarino mette ai voti la mozione di Interdonato

 

13.40. A congiurare contro l’interesse della seduta, già minato dalla lunghezza della seduta e dal caldo micidiale (al quale si accompagnano afrori intossicanti), ci si mette anche un mezzo black out al sistema di microfonatura dell’aula. Per risolvere il quale ci sono voluti quasi dieci minuti.

 

13.30. Parola al segretario generale Antonio Le Donne: la piglia larga, molto, per concludere che quando l’assemblea è nel proprio plenum può prendere decisioni che vadano nel senso dell’interpretazione estensiva dello statuto. Ma non può sostituirsi al regolamento.

 

13.25. Anche Salvatore Sorbello, new entry del centrodestra, interviene. Anche lui in nome della trasparenza. Sorbello chiede che, al fine della non riconoscibilità del voto, si voti secondo il metodo Vaccarino: croce sui nomi e via.

 

13.20. Discorso un po’ naif da parte di Pietro La Tona, nuovo consigliere di Sicilia Futura ma consumato politico (è stato molti anni sindaco di Villafranca). “Si alzi chi è stato cooptato o avvicinato per assicurarsi il suo voto“, spiega, come se non sapesse cosa succede da sempre in questi casi.

Al momento, la parola più pronunciata, e già insopportabilmente inflazionata, è “trasparenza”.

 

 

13.18. “A questo punto pretendo che sia applicato rigorosamente l’articolo 35, che indica che si vota segretamente, con una scheda, solo con il cognome del candidato. Altrimenti, così come è stato sempre fatto, il voto sarà attribuibile ai candidati e non più segreto”: Antonella Russo inizia la nuova avventura da consigliera così come aveva terminato quella vecchia: all’attacco.

 

13.14. Si inserisce il consigliere di Forza Italia Pierluigi Parisi, che supera a destra tutti nel nome della trasparenza: “Mi piacerebbe che si votasse con appello nominale“.

 

13.10. Secondo i resocontisti, la discussione sul metodo di voto iniziata da Benedetto Vaccarino non è stata una votazione, quindi si torna al punto di partenza. “Non pensavo che il consigliere Calabrò ne facesse una questione di propaganda”, attacca De Leo. Un po’ di pepe in una seduta altrimenti parecchio ecumenica

 

 

13:06. Dopo la lettura di un articolo dello statuto da parte del segretario generale, il presidente provvisorio Benedetto Vaccarino convoca i capigruppo al tavolo della presidenza per capire come procedere: sarà una lunga giornata.

 

 

13.05. “Caro consigliere, legga il regolamento: il consiglio si è già espresso con una votazione sul metodo di voto, il consiglio non può esprimersi due volte sullo stesso argomento”, affonda Calabrò, rivolgendosi anche al segretario generale. Calabrò inizia col botto

 

 

13:00. Ricomincia la seduta in aula dopo un’ora di sospensione. Interviene subito Alessandro De Leo di Sicilia Futura, che si schiera con il “vecchio” sistema di voto perché sostiene che cambiare potrebbe invalidare la votazione. Pertanto chiede parere da parte del segretario generale. Felice Calabrò sguaina la sciabola e dimostra subito chi comanderà in aula.

 

 

12.50. Ecco cosa succede prima di ogni votazione: conciliabolo del centrosinistra a ranghi quasi completi per stabilire una strategia: E’ presente il deputato regionale Franco De Domenico, sono assenti i “congiurati” Felice Calabrò e Antonella Russo.

 

 

12.40. Prevedibilmente, la “sospensione di cinque minuti” è diventata quasi un’ora. Prassi consolidata e purtroppo dura a morire. Nel frattempo, si sono formati gruppetti spontanei di consiglieri di schieramenti trasversali intenti a confabulare e cercare di trovare un’intesa sul voto per l’ufficio di presidenza.

 

12.00. Di cosa parlava Felice Calabrò? Le modalità di voto per la presidenza sono state sempre abbastanza fumose, favorendo gli accordi segreti: tutti i consiglieri scrivevano in un foglio, segretamente, i nomi che avevano scelto, con “segni distintivi” necessari a capire chi avesse votato cosa: e cioè nome e cognome, cognome e nome, iniziale puntata del nome, sottolineatura del cognome e così via. In questo modo si capiva se tutti avevano rispettato gli ordini di scuderia o se qualcuno aveva tradito.

Vaccarino ha proposto (e Calabrò ha avallato con vigore, e Dino Bramanti per il centrodestra ha sposato con entusiasmo) una pratica diversa: un elenco con i trentadue nomi, accanto al quale i consiglieri, in ordine alfabetico e al bando della presidenza, devono apporre una croce. L’operazione garantirebbe la massima trasparenza.

Questo farebbe saltare i precedenti accordi sul nome di Claudio Cardile. Staremo a vedere. Di certo, è la prima volta che succede.

 

 

11:54. Il centrodestra chiede cinque minuti di sospensione. Poi si passa alla votazione del presidente.

 

 

11:49. Interviene Felice Calabrò in merito al metodo di votazione: «Dobbiamo dare un voto di trasparenza e di entusiasmo: senza non è più politica. Noi abbiamo in mano le sorti di questo consiglio comunale. Tocca a noi decidere il nostro destino. Liberare i consiglieri comunali di qualsiasi fraintendimento».

 

 

11.41. De Luca ha fatto trovare a tutti i consiglieri due suoi libri (Lupara giudiziaria e Manuale dell’aspirante amministratore comunale, quindi il suo programma in versione integrale da più o meno 300 pagine, e un testo dal titolo “Viaggiatori a Messina”, commenti, ricordi ed impressioni di chi si è trovato a passare dalla città.

Tentiamo di cambiare la città e tutti noi”, conclude Cateno De luca.

 

 

 

11.40: All’improvviso la notizia: “La prossima settimana sarà completata l’istruttoria del piano di riequilibrio da parte del Ministero degli Interni (a quattro anni dalla presentazione, ndr), e poi passerà alla Corte dei Conti. Lo annunciamo già – continua – è nostra intenzione quella di estenderlo da dieci a vent’anni“, conferma.

Lo scorso consiglio, la proroga del piano di riequilibrio proposto dall’ex assessore Guido Signorino, l’aveva bocciata

 

11.35. Poi un po’ di polemica, sui 110 milioni di euro di progetti per il dissesto idrogeologico ammessi a finanziamento, afferma che “non c’è impegno economico da parte della Regione“, senza però scendere troppo nei particolari, lasciando sospesa la questione.

Prima di questo, una frecciata all’amministrazione di Renato Accorinti. “I 51 milioni in cassa non vogliono dire niente, non abbiamo fatto una ricognizione di quello che effettivamente c’è ma posso assicurare che la situazione non è rosea”.

 

11.30. De Luca torna sulla bocciatura da parte della Ragioneria dello Stato per mancata copertura economica di due emendamenti in finanziaria da lui proposti, e spiega che la prossima settimana l’assessore regionale alle Finanze Gaetano Armao si intesterà la battaglia contro l’impugnazione degli articoli.

 

12.25. Discorso (di nuovo) di grande apertura di De Luca. “Mi auguro che questo consiglio comunale abbia la forza di volare alto, e non lo faccia per il sindaco Der Luca o per qualche altro, ma per la città, che ha grandi aspettative e vuole e pretende, dal palazzo e dal consesso, una dialettica vera e finalizzata ad un’azione concreta. La città si aspetta da tutti noi più fatti e meno teatro politico. Questo vale per me e per la ia giunta, alla quale ho chiesto sobrietà. La campagna elettorale è finita, oggi viviamo un’altra fase, la fase istituzionale, un ruolo che richiede rispetto reciproco perchè ci sono reciproche responsabilità”. Una velata autocritica, ma anche una stoccata.

 

11.21. “Mi permetto anche un saluto ai miei genitori, mi hanno fatto una gradita sorpresa, e a mia moglie, che mi ha accompagnato in questa campagna elettorale, e ora vedo al mio fianco nell’avventura al comune di Messina”, dice De Luca, con la voce rotta dall’emozione mentre parla dei suoi genitori..

 

11.20. Tocca al sindaco Cateno De Luca. “Giuro di osservare lealmente la costituzione italiana”, aggiunge alla formula pronunciata dai consiglieri. Dagli spalti parte un “Dio ti benedica”

 

11.16. Col giuramento di Ugo Zante si chiude il giuramento. Nessun consigliere, ed è la prima vota da molto tempo, si è impappinato nel pronunciare la formula. Si inizia bene.

 

11.12. Benedetto Vaccarino, presidente provvisorio, è spigliato e fa il mattatore, dopo aver spiccicato venti parole in croce durante le due precedenti consiliature. Prima decide d’imperio di velocizzare le procedure facendo giurare i consiglieri dal loro posto invece che far loro recitare la formula al banco della presidenza, poi scherza coi colleghi.

A Giovanna Crifò dice “la formula la conosce a memoria”, alludendo ai vent’anni consecutivi di consiliatura (Giovanna Crifò è stata eletta per la prima volta nel 1998, e da allora non si è più alzata dal suo banco), mentre ad Alessandro De Leo dice “salutiamo anche tuo padre, che occupava il tuo stesso banco fino a un mese fa”.

 

11.11. Primo inconveniente tecnico per Ciccio Cipolla, consigliere dei 5 stelle che deve accanirsi sul microfono, pestando più volte sul tastino d’accensione, per farlo funzionare.

 

11.10. Il primo a giurare, in ordine alfabetico, è Andrea Argento. Poi Biagio Bonfiglio quindi via via tutti gli altri. “Giuro di adempiere alle mie funzioni con scrupolo e coscienza nell’interesse del Comune,  in armonia agli interessi della repubblica e della Regione” è la formula.

 

11.00. Con l’introduzione del segretario generale Antonio le Donne, che dà la parola e la presidenza provvisoria al consigliere “anziano” (in realtà quello che ha preso più voti) Benedetto Vaccarino è aperta ufficialmente la prima seduta del consiglio comunale di Messina.

 

10.40. In aula consiliare è il caos. Tra consiglieri, assessori, giornalisti, parenti e imbucati a vario titolo, non si riesce a respirare, e l’aria condizionata non riesce a sopperire al gran caldo, ed al fatto che qualcuno stamattina abbia lesinato sulla doccia.

Risultato, si sono spalancate le finestre. In nome del risparmio economico, diciamo.

 

10.30. Nel frattempo è arrivato il sindaco Cateno De Luca. Con lui, sua madre e suo padre. De Luca è visibilmente emozionato e con gli occhi luccicanti, i genitori sembrano invece divertiti.

 

 

10.20. Il clou della giornata sarà l’elezione dell’ufficio di presidenza, composto da presidente, vice e vicario. In pole position, fino a stanotte, c’era Claudio Cardile, uscente e riconfermato del Pd. Dalle voci, però, sembra che la “fronda” contraria alla sua elezione sia interna: sia Antonella Russo che Felice Calabrò sembrano orientati a non votarlo. Cardile avrebbe (avrebbe, in questo caso le strategia d’aula lavorano a dodici cilindri) i voti del Movimento 5 stelle e di parte del centrodestra.

Sarà tutto più chiaro tra qualche ora

 

10.10. La seduta, prevista per le 10, non è ancora iniziata, e non si prevede inizierà a breve. I consiglieri (ed i loro numerosissimi parenti) stanno arrivando alla spicciolata, e in ordine sparso prendono posto tra i banchi. C’è un mix di facce nuove (riconfermati Benedetto Vaccarino, Giovanna Crifò, Francesco Pagano, Salvatore Serra, Antonella Russo, Pierluigi Parisi, Libero Gioveni, Claudio Cardile e Gaetano Gennaro) e di “nuove entrate” un po’ spaesate (e un po’ no. C’è aria da primo giorno di scuola.

 

10.00. Inizia ufficialmente il primo consiglio comunale dell’era di Cateno De Luca, in cui i trentadue consiglieri neoeletti presteranno giuramento e voteranno chi, tra di loro, diventerà presidente del consiglio, vice e vice vicario.

Come si svolgerà la giornata? La presidenza provvisoria della prima seduta del Consiglio comunale spetterà, sino all’elezione del presidente, al consigliere più anziano per preferenze individuali (cfr. art. 19, comma 5, della L.R. n.7/92). Non appena assunta la presidenza provvisoria dell’adunanza consiliare, il consigliere più anziano per preferenze individuali presterà giuramento secondo la formula prescritta dall’art. 45 dell’Ordinamento regionale Enti Locali e, con la medesima formula, presteranno giuramento su invito del presidente i consiglieri eletti. Il presidente provvisorio, in conformità a quanto prescritto dall’art. 4 L 127/97 recepito nell’ambito della Regione Siciliana dall’art. 2 della L.R. 23/98, inviterà poi il Sindaco a prestare giuramento, secondo la formula prescritta che è diversa da quella dei consiglieri in quanto la formula prevede “di osservare lealmente la Costituzione Italiana”. Il presidente provvisorio inviterà poi il Consiglio comunale a prendere atto che il Sindaco ha prestato giuramento. Nell’immediatezza del giuramento il Sindaco De Luca aprirà i lavori d’Aula con il suo discorso.

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