MESSINA. Proseguono anche oggi i “faccia a faccia” fra il sindaco Cateno De Luca e i consiglieri comunali dopo i primi incontri di ieri con Francesco Pagano, Giandomenico La Fauci, Pierluigi Parisi e Nicoletta D’Angelo di Ora Messina e  Ugo Zante, Benedetto Vaccarino e Giovanna Crifò (gli ultimi due ricevuti insieme) di Forza Italia, che si sono presentati singolarmente, mentre il gruppo  dei 5 Stelle si è confrontato con il primo cittadino alle 10:30 del mattino di sabato: al colloquio, incentrato sulle principali problematiche cittadine, e in particolare sui temi dell’Autorità Portuale e dei rifiuti, hanno preso parte tutti e sette i consiglieri pentastellati eletti (Gaetano Sciacca, Andrea Argento, Serena Giannetto, Paolo Mangano, Cristina Cannistrà, Giuseppe Schepis e Francesco Cipolla). Previsti in giornata i confronti con Pdr (Nino Interdonato, Sandro De Leo, Daria Rotolo, Pietro la Tona) e LiberaME (Alessandro Russo, Nello Pergolizzi, Biagio Bonfiglio e Massimo Rizzo): anche loro si presenteranno tutti insieme.

 

Dino Bramanti

 

Al gruppo dei neo consiglieri si aggiunge intanto anche il candidato sindaco del centrodestra Dino Bramanti, che ieri ha sciolto ufficialmente le riserve,  ponendosi a capo del gruppo consiliare composto dai quattro consiglieri eletti della Lista civica “Bramanti Sindaco”: «Non posso che dar seguito a questa straordinaria esperienza che ho vissuto durante la campagna elettorale e non posso che essere il portavoce dei miei tantissimi elettori che, oggi, mi hanno chiesto di proseguire questo significativo percorso politico – ha commentato – Desidero ringraziare tutti gli amici e i sostenitori per la fiducia che mi hanno dato e voglio dimostrare la mia gratitudine nei loro confronti con la mia presenza all’interno del Civico consesso».

Bramanti sarà il secondo pretendente alla carica di sindaco, dopo Gaetano Sciacca, ad accettare l’incarico di consigliere comunale. Entrambi, nel corso della campagna elettorale, si sono scontrati più volte con De Luca, con polemiche al vetriolo ed accuse reciproche sfociate in querele.

«Sono molto soddisfatto di questi confronti, basati sul reciproco rispetto e improntati alla definizione di un percorso condiviso per garantire alla città quei provvedimenti indispensabili ed indifferibili finalizzati a rispristinare i livelli normali di vivibilità urbana – ha dichiarato De Luca dopo la prima giornata di faccia a faccia – Sono sempre più convinto che, nell’ambito dei consiglieri eletti, si troveranno le giuste convergenze per garantire stabilità politica alla città di Messina essendo un consiglio comunale di alto profilo e di grande statura morale e politica. Confermo di non avere alcun interesse alle dinamiche inerenti le elezioni degli organi consiliari confidando nel grande senso di responsabilità di tutto il consesso consiliare nell’individuazione delle soluzioni di indiscusso prestigio e proficua collaborazione con gli organi di Governo della città. Nelle prossime settimane mi farò promotore di un incontro con tutta la deputazione regionale e nazionale per definire congiuntamente un percorso di collaborazione inerente le molteplici criticità che vanno immediatamente affrontate, quali ad esempio, l’Autorità Portuale e la costituzione dell’Agenzia comunale del Risanamento».

«Malgrado l’invito fosse individuale – è invece il commento  dei consiglieri pentastellati – abbiamo espresso la volontà di incontrare il sindaco tutti insieme, in gruppo, per rimarcare la nostra comunanza d’intenti. Abbiamo ascoltato i temi affrontati dal sindaco in maniera generale, e ci riproponiamo di discuterli con i cittadini, laddove questi siano in linea con il nostro programma. Il nostro obiettivo è quello di mettere al centro dell’azione politica gli interessi dei messinesi, esercitando nella massima trasparenza la nostra funzione di indirizzo e di controllo, senza alcun pregiudizio sull’operato dell’Amministrazione. La nostra sarà un’opposizione leale, critica, propositiva e competente. Alla luce di ciò, valuteremo di volta in volta le singole proposte nei luoghi deputati, ovvero il consiglio comunale e le commissioni, facendoci carico della volontà e delle richieste dei cittadini».

 

I 5 stelle: Gaetano Sciacca, Francesco Cipolla, Cristina Cannistrà, Serena Giannetto, Paolo Mangano, Giuseppe Schepis e Andrea Argento

 

Nel frattempo prosegue la polemica “social” sui 50 milioni di euro d’attivo lasciati dall’Amministrazione Accorinti al nuovo esecutivo. Una querelle che ha visto contrapposti l’ex presidente del Consiglio Emilia Barrile e l’ex assessore Guido Signorino, che ieri ha risposto su Facebook a un commento rilasciato dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca.

Nella risposta di Signorino, c’è il riassunto di tre giorni in cui anche la matematica è stata messa in discussione dalla politica: «Prima Barrile, poi Buzzanca  si dispiacciono che Accorinti abbia lasciato un saldo di cassa attivo per 51 milioni al Comune, a differenza di quanto ricevuto in lascito dalle precedenti gestioni (guarda caso, Buzzanca-Croce) che lo avevano consegnato negativo per 50 milioni. Una differenza di oltre 100 milioni. Chissà perché questa buona notizia infastidisce. Basterebbe non commentarla, ma qualcuno si sente in dovere di aggredirla. Prima Barrile, a dire che è frutto del trasferimento “ordinario” dello Stato, senza rendersi conto che (proprio perché “ordinario”) questo trasferimento c’era anche il 25 giugno del 2013, quando Accorinti ricevette la cassa della precedente gestione. Ora Buzzanca dice che “quei soldi già non ci sono più, perché il Comune li ha già utilizzati per pagare gli stipendi”. Dunque, 51 milioni consegnati il 25 giugno sarebbero oggi evaporati perché, nel frattempo il giorno 27 sono stati pagati gli stipendi. Ma Buzzanca si rende conto di ciò che dice? Dato che i dipendenti del Comune sono circa 1.300, spendere 51 milioni in un mese per le loro retribuzioni vorrebbe dire che lo stipendio medio di un dipendente comunale a Messina è superiore a 39.000 euro! Curioso che chi ha violato il patto di stabilità e i parametri di deficitarietà strutturale sostiene adesso che in un mese si consuma tutta la liquidità sufficiente a quasi un anno di stipendi. In realtà la bolletta mensile per gli stipendi è stata di 5.103.046 euro. Forse i “consulenti” hanno sbagliato per uno zero. Stia tranquillo Buzzanca: i 51 milioni basterebbero per dieci mensilità e (compresa la 13.ma) consentirebbero di arrivare fino a febbraio-marzo 2019, quando nel frattempo saranno arrivate le rate Imu, Irpef, i contributi regionali, i canoni, i fitti, l’ imposta di soggiorno, gli introiti cimiteriali. È ben possibile che quest’ anno, per la prima volta dopo molto tempo, non ci sia un solo giorno di ricorso all’ anticipazione di tesoreria. Naturalmente la giacenza di cassa va depurata dagli obblighi maturati e non saldati, ma questi obblighi nel 2013 erano di gran lunga superiori a quelli eventualmente residuati oggi, dato il ritardo di pagamento che c’ era verso le società partecipate e i servizi sociali (da 4 a 6 mesi). Insomma, chi vuol negare capovolgimento della situazione di cassa dal 2013 al 2018 si arrampica su specchi lisci».

 

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