MESSINA. Seconda fascia tricolore per Cateno De Luca in tre giorni. Dopo quella di sindaco, conquistata dopo il ballottaggio del 24 giugno, c’è quella (blu) di sindaco metropolitana: questa ereditata per le scelte della Regione che prima ha disposto la fine delle ex province, commissariandole, e poi, dopo la trasformazione in città metropolitane, ha creato un ibrido a capo del quale ha piazzato i sindaci di Palermo, Catania e Messina.

Che De Luca ci tenga particolarmente ad essere anche sindaco metropolitano, è cosa di cui non solo non aveva mai fatto mistero, ma ci aveva tenuto a sottolinearlo durante la visita istituzionale a Palazzo dei Leoni il giorno dopo la vittoria alle elezioni. Davanti ad una ventina di sindaci dei comuni messinesi, De Luca lo ha ribadito ancora una volta: “Venendo dalla provincia, il ruolo di sindaco metropolitano è quello al quale ho sempre aspirato. Purtroppo siamo vittime di un’azione politica scellerata: l’abolizione delle province, sbandierata in tutta Italia, ha creato un  vuoto ed il territorio oggi è allo sbando – ha attaccato De Luca – Il danno che è stato fatto rischia di essere irreversibile, e mi preoccupa anche la continua improvvisazione della Regione Siciliana. Io farò richiesta al presidente Nello Musumeci, insieme ai colleghi della città metropolitana di Catania e Palermo di avere la certezza del destino dell’ente, che allo stato attuale è un contenitore vuoto, una zavorra e non una risorsa, quando invece dovrebbe essere il cardine dello sviluppo locale, per esempio il Masterplan. Non ci possiamo assolutamente permettere di perdere risorse. Anche per il 2018 non c’è stata da parte del governo regionale un’azione incisiva che potesse procurare risorse per le numerose competenze che ancora ha”.

Cardine del pensiero di De Luca è che si è lasciato un ente senza competenze specifiche (a parte quelle tradizionali di viabilità provinciale e scuole superiori), senza dotazione finanziaria adeguata, preoccupandosi solo di ristabilire la rappresentatività politica. In ballo alla Corte costituzionale, che dovrà pronunciarsi la prossima settimana, c’è la legittimità del provvedimento di cancellazione di consiglio e presidenza dell’ente.

“In questo momento interessa alla politica solo in chiave di spartizione parassitaria, e s discute solo se ripristinare gli organi politici – ribadisce – Si è parlato troppo poco di decentramento, la visione è palermocentrica e soffoca il territorio, ma c’è resistenza nel dotare l’ente di risorse e competenze, perché significherebbe spostamento di potere. Il tema non è l’elezione diretta, non sopperisce ad altri tipi di esigenze, la politica sembra voler sfuggire alla reale questione”.

De Luca ha ribadito la comunanza di intenti coi sindaci di Palermo Leoluca Orlando e Salvo Pogliese, neo eletto a Catania, e ha spiegato che sua intenzione sarebbe  di intervenire politicamente, attraverso l’Ars, per “sganciare” le sorti delle città metropolitane dalla pronuncia dell’alta corte, legiferando per mantenere la doppia sindacatura. Il fatto che si debba dimettere da parlamentare regionale entro due mesi, a causa dell’incompatibilità col ruolo di sindaco, non è un impedimento. Al suo posto, infatti, all’Ars approderebbe il suo “delfino” Danilo Lo Giudice: di un eventuale disegno di legge da sottoporre all’assemblea regionale se ne occuperebbe lui.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments