MESSINA. Ci sono voluti tre giorni e tre lunghissimi comizi, alla fine la decisione (subìta, più che presa): Cateno De Luca al ballottaggio va da solo, senza apparentamenti. Dopo il “non ci pensiamo nemmeno” pronunciato per bocca del capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera Francesco D’Uva, e il disinteresse alla questione da parte del centrosinistra, il deputato regionale va al secondo turno con la consapevolezza che, dovesse vincere e diventare sindaco, non avrebbe nemmeno un consigliere comunale, dato che nessuna delle sue liste ha raggiunto lo sbarramento del 5%.

E quindi? Quindi De Luca, da consumato volpone della politica, si rivolge all’elettorato, invece che ai capi. Soprattutto a quello pentastellato. E lo fa usando la matematica: solleticando l’idea, per la lista che intendesse supportarlo tra le sette che hanno superato lo sbarramento del 5% necessario per esprimere candidati in aula (e quindi Pd, LiberaMe e Pdr per il centrosinistra, e i 5 stelle, posto che le tre di centrodestra saranno ovviamente con Bramanti), di ricevere ben diciannove posti in consiglio, che in un solo colpo darebbero alla lista apparentata con De Luca il monopolio dell’aula.

E sempre usando la matematica, ha illustrato i posti in consiglio che centrosinistra e pentastellati strapperebbero in consiglio al centrodestra se De Luca vincesse. Perchè va bene senza consiglieri, ma che almeno la maggioranza non sia della coalizione che sostiene il suo sfidante Dino Bramanti, è il progetto di De Luca.

Al momento tutto pare naufragato. In realtà, i giochi sono ancora apertissimi: D Luca ha possibilità fino a domenica per dichiarare un apparentamento e andare al ballottaggio con un partner che gli possa garantire dei consiglieri comunali.

 

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