Sorretto da un braccio e dall’altro, con una scia di gente, e un codazzo di poliziotti che lo segue, va via alla fine del comizio Cateno De Luca. Come si stesse sentendo male, tanto che qualcuno si ferma e dalla macchina chiede che è successo: “De Luca”, è la risposta secca che dà uno dei tanti individuati tra la folla, come se il nome dovesse bastare per capire l’atmosfera. Dalla macchina però non si arrendono: “Ma si è sentito male?”. “No”, risponde, e continua: “Si è scagliato contro tutti, contro Rtp, Gazzetta…”. Lo dice accompagnandolo con un gesto della mano, ad enfatizzare un contenuto che da sé doveva spiegare il perché De Luca andava via così sorretto, e scortato.

È un episodio che da solo basta a spiegare l’appeal del deputato sui suoi accoliti, si pensa subito.

E a primo turno concluso, la fotografia del momento appare chiara: cinque anni dopo la stessa folla che acclamava Renato Accorinti è ancora in piazza ma ad acclamare un altro uomo, che è opposto e uguale. Due facce della stessa medaglia, così sembrano oggi.

Entrambi hanno intercettato l’esasperazione degli abitanti dello Stretto, ma con toni completamente opposti.

Accorinti, cinque anni fa, abbracciava i suoi avversari ed elogiava le istituzioni, procura in primis. De Luca, invece, che ha iniziato, di fatto, la sua campagna elettorale a settembre, ha raggiunto il picco a novembre quando dall’ingresso del Tribunale lanciava fuoco e fiamme contro la procura.

Dal palco di ieri sera, invece, a Piazza Duomo, il bersaglio erano Gazzetta del Sud, Rtp, e Dino Bramanti, in quest’occasione addirittura dileggiato, concentrandosi sul nome: “Placido, Dino, Placidino”.

Persa l’occasione con Accorinti, di una rivoluzione gentile, si affaccia sullo Stretto un’atmosfera da guerra civile, che però merita un’attenta osservazione.

Quel gesto della mano che accompagnava il resoconto del suo comizio, accompagnato a sua volta da una smorfia eloquente, erano una sintesi perfetta, non di chi sia Cateno De Luca, ma di cosa animi il popolo che lo segue. La gestualità era infatti rivelatrice dello stupore e dell’ammirazione per un uomo che aveva il coraggio di scagliarsi contro chi domina la città.

Così che sembra evidente che un popolo stanco di essere schiacciato e rilegato da una pressione sociale che forse non ha eguali in occidente, acclami De Luca, che oltretutto, al contrario di Accorinti è un politico di lungo corso e ha già amministrato. D’altronde se per decenni comprimi una grossa fetta della popolazione, gestendo in modo asfissiante tutti i ruoli di potere, rendendo la mobilità sociale impossibile, prima o poi la pentola esplode. Esplode anche se la illudi, regalandole poi, tutta la tua confusione amministrativa.

Cinque anni dopo quell’elezione che sembrò un miracolo, i messinesi sono ancora esasperati e stanchi e disertano il consenso controllato per esprimerne uno di pancia, adesso intercettato da un uomo che usa toni di certo molto allarmanti. Ma che proprio con quei toni desta l’ammirazione di molti. Perché in una grande città di provincia, dove si ottiene qualcosa soltanto ossequiando qualcuno, il fatto che De Luca abbia l’ardire di gridare contro questo e quello, è per un popolo di certo oppresso, liberatorio.

Ecco cosa succede, qui deve guardare la media-borghesia, e la Messina bene, per abbandonare lo sgomento e cominciare finalmente a comprendere quel che sta succedendo ormai da un certo tempo in città. Ho già fatto accenno in passato, a quell’ascensore sociale completamente immobile in questa città, condizione meravigliosamente sintetizzata dall’elezione del figlio di un ex rettore a rettore.

De Luca, Accorinti, Sciacca hanno raggiunto 53 mila 822 persone, senza contare gli altri seimila intercettate da Trischitta e Barrile. Mentre Pd e Articolo Uno si arrendevano alla realpolitk, la realtà li ha travolti. Perché si può resistere ma questa resistenza ha già avuto l’evidente effetto di passare dalle eccentricità del pacifista a quelle di questo nostro braveheart in salsa nostrana, cioè a ghiotta.

Più questa resistenza da establishment borghese andrà avanti, peggio sarà.

E non per De Luca, che dopo tanti anni in politica, cresciuto adolescente a casa del senatore D’Alia (senior), non si dubita, una volta terminata la campagna elettorale, che edulcorerà i toni e abbandonerà la lotta civile. Ma per quel popolo che prima ha portato in spalla trionfante una rivoluzione pacifica, per arrivare adesso ad applaudire con la bava alla bocca i toni incendiari del deputato.

Non va seguito un candidato che ogni giorno ha una trovata nuova per creare suspence e far parlare di sé, anzi meglio non farsi trascinare dall’indignazione per la veemenza con cui si scaglia oggi contro questo, domani contro quella.

Ma quel popolo con la bava alla bocca in una città in cui il figlio del rettore diventa rettore. Questo sì va seguito con attenzione. E con sguardo empatico osservare la gestualità, le smorfie di quel popolo oppresso che abita lo Stretto,ì in alcuni casi in mezzo ai topi e al fango.

Questa è la realtà che abbiamo sotto gli occhi. E se una guerra civile ci sarà, sarà solo perché abbiamo continuato ad ignorarla.

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Paolo
Paolo
12 Giugno 2018 13:29

“Ma quel popolo con la bava alla bocca in una città in cui il figlio del rettore diventa rettore.quel popolo oppresso…in alcuni casi in mezzo ai topi e al fango”Quindi?La soluzione? Se la situazone è questa e non ci si decide a cambiarla ben venga Deluca (antipatico?) perché é proprio sullo stesso problema da voi ben descritto che punta il dito x come ha sempre dimostrato di fare e di credere!

gaetano
gaetano
12 Giugno 2018 13:31

Buon articolo ma non emerge la verità vera sull’università e la sanità gestite entrambe da pochi ricchi e massoni.Quando si vuol fare giornalismo senza padroni
, bisogna dire la verità nuda e cruda.

Lorenzo
Lorenzo
12 Giugno 2018 14:00

“La stessa folla”???
Io le ho viste tutte e due, una vivendola e l’altra osservandola e non mi sono sembrate affatto la stessa cosa

Pippo
Pippo
15 Giugno 2018 12:14

non posso condividere. Renato ha preso oggi gli stessi voti di allora (e anche le sue liste). Forse le folle di oggi erano meno appariscienti e i nasi più turati. Ma chi ha votato ieri Renato (al primo turno) NON ha oggi votato De Luca. Sono due elettorati completamente diversi.