MESSINA – Il pugno è stato dato per legittima difesa, per questo non è colpevole. A questa conclusione è giunta la corte d’appello che ha assolto Gianluca Oliveri, con la formula perché il fatto non costituisce reato. L’11 dicembre 2011 Oliveri, mentre si trovava a Pace del Mela, è venuto alle mani con un altro uomo. Al culmine di un litigio Oliveri avrebbe spinto per terra l’uomo che aveva urtato la testa sull’asfalto, quindi lo aveva colpito con pugni al volto che avrebbero cagionato lesioni personali che si manifestavano quasi due mesi  dopo l’aggressione con un voluminoso ematoma sottodurale che veniva asportato con un intervento chirurgico d’urgenza. La prognosi fu di 38 giorni.

In primo grado, il Tribunale monocratico di Barcellona Pozzo di Gotto, accogliendo parzialmente le richieste dei difensori di Oliveri, gli avvocati Alfonso Polto e Mariella Sottile, aveva riqualificato il reato in semplici percosse, condannandolo a 15 giorni di reclusione. Adesso la Corte d’Appello, nonostante la richiesta di conferma della sentenza da parte dell’accusa, ha ritenuto la sussistenza della legittima difesa assolvendo Oliveri perché il fatto non costituisce reato. Il fatto che l’uomo aveva afferrato un oggetto di metallo- come si spiega nella sentenza – è possibile che sia stato percepito come un pericolo da Oliveri. Questa condotta: “era oggettivamente idonea ad ingenerare nell’Oliveri il timore di poter essere colpito dall’avversario, con conseguente necessità di neutralizzare quel pericolo, facendolo cadere per terra e continuando la lite con reciproci schiaffi”. Alla luce di questa situazione per i giudici sussistono “i presupposti per riconoscere la sussistenza della scriminate della legittima difesa”. Da qui l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

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