MESSINA. Condanne ridotte, ma l’accusa regge anche in appello, nel processo per la morte di Ilaria Boemi, la ragazza di 16 anni, morta sul lungomare di viale della Libertà, a Messina, la notte tra il 9 agosto 2015. La studentessa, come ha stabilito l’autopsia, fu stroncata da una dose di Mdma, una droga sintetica mescolata ad una bevanda.

Il processo era nei confronti di Pietro Triscari, e Giuseppe Restuccia. La Corte d’appello ha condannato Restuccia a 6 anni e 8 mesi  e 23.800 euro di multa mentre Triscari è stato condannato a 4 anni e 6.800 euro di multa ed è tornato libero ma con obbligo di dimora. Nel processo di primo grado Restuccia era stato condannato a 10 anni e 4 mesi mentre Triscari a 4 anni e 4 mesi. Triscari era l’uomo, all’epoca trentanovenne, che si trovava insieme ad Ilaria ed una sua amica sedicenne quella sera sulla spiaggia. In primo grado Triscari era stato condannato per solo una delle tre ipotesi di violenza sessuale ai danni di minorenni  che gli erano state contestate, per le altre due è stato completamente assolto. Si tratta di episodi che erano emersi nel corso degli interrogatori.  Per l’unico caso rimasto, (si trattava di un tentativo di approccio) i giudici dell’appello gli hanno concesso l’attenuante di cui all’art. 609 bis ult.comma c.p..

Restuccia è accusato invece di essere l’anello iniziale della catena di passaggi che aveva fatto arrivare  fino ad Ilaria la droga sintetica. Per entrambi l’accusa aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. A sostenere le ragioni della difesa, l’avvocato Salvatore Stroscio, difensore di Triscari e gli avvocati Giuseppe Carrabba e Fabrizio Cosentino che hanno assistito Restuccia. I giudici hanno confermato  quanto disposto a favore della  parte civile che è stata rappresentata dall’avvocato Giuseppe Romeo.

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