Stare sui social network in questi caldi e asfissianti giorni di inizio estate è stressante, perché tutti parlano di tutto più del dovuto, più del solito, e questo fatto non aiuta certo a vivere meglio. Visto che uno dei temi più discussi è uno slogan da campagna elettorale, “prima gli italiani” (che segue concettualmente la chiusura dei porti eccetera), qui a Lettera Emme abbiamo deciso di approfittarne per prendere cinque canzoni che dimostrano che gli italiani, nell’ultima settimana sulla cresta dell’onda per aver ulteriormente dimostrato di non conoscere un’ottima parte di storia della musica, hanno fatto anche cose buone.

 

Franco Micalizzi – Lo chiamavano Trinità

I titoli di testa della playlist odierna li concediamo a Franco Micalizzi, autore della colonna sonora di Lo chiamavano Trinità, che per chi verga queste righe è un vero e proprio punto di riferimento culturale assoluto. Caposaldo dei fagioli western, è uno dei picchi massimi della coppia Bud Spencer-Terence Hill, rispettivamente mano sinistra e mano destra del diavolo; Trinità ha tutti i crismi per lodare il nostro patriottismo odierno perché ha rappresentato bene l’Italia nel cinema e qualche annetto fa Tarantino ha usato proprio questo brano per chiudere il suo Django Unchained, altro film con evidenti ispirazioni provenienti dal nostro amato belpaese.

 

Colle der Fomento – Sergio Leone

Seguitiamo in ambito film western con il maestro Sergio Leone, citato nel titolo del primo singolo del nuovo disco dei Colle der Fomento che chissà se uscirà mai, ma intanto da cinque anni suona benissimo. Come si può evincere chiaramente dalla barra “tu te pensi Tarantino e io so’ Sergio Leone”, la scelta era praticamente obbligata per un nome che ha scritto la storia; a loro volta i Colle, tra le altre cose, sono anche presenti nel film del 2008 Jumper – Senza confini, diretto da Doug Liman. Non si vedono direttamente ma si sentono, con la loro Più forte delle bombe, dall’autoradio di quello che credo sia un taxi, perché anche quando si tratta di scegliere musica di sottofondo nei film qualcuno riesce a pensare “prima gli italiani”.

 

Daft Punk – Get lucky

“Who the fuck is Fabio Nirta?”, si chiedevano cinque anni fa due francesini che alcuni tendono a chiamare Daft Punk. Erano i giorni in cui si ascoltavano ossessivamente i teaser di Get Lucky, primo singolo estratto da Random Access Memories, quello che ad oggi è l’ultimo disco di Bangalter e de Homem-Christo; in tutto questo bailamme, Fabio Nirta è l’uomo che prese spunto da quei teaser e mise su la trollata al mondo intero, perché la sua Get Lucky, ritenuta (giustamente) credibilissima, venne ripresa da tanti che pensarono a un leak tanto clamoroso quanto plausibile. Una delle bandierine del dominio italico è quindi di un dj calabrese che, oltre alle innumerevoli attività da promoter, ha anche messo su un progetto che ci ha regalato il disco dell’estate, Completamente PSNZZT, raccolta di mashup in bilico tra genio e meravigliosa blasfemia realizzata insieme a Daniele Giustra & Marco Ragno e disponibile gratuitamente sul bandcamp di, appunto, PSNZZT.

 

Eiffel 65 – Blue (Da ba dee)

Per non perdere del tutto il contatto con il cinema, andiamo avanti con gli Eiffel 65 la cui Blue, primo estratto da Europop, debut album del 1999, appare in Iron Man 3, mega produzione Marvel. Musicalmente catchy, il brano parla della tristezza, della depressione, del sentirsi in qualche modo alieni in un mondo omologato e in cui neanche il materialismo può modificare più di un tot la situazione di base. Una situazione, quindi, di chiusura culturale, di scarsa apertura verso altri pensieri, che inevitabilmente porta a una condizione mentale difficile per chi ha un cuore e una sensibilità diversa, spesso minoritaria. Un mood molto da lunedì, che puntiamo come sempre a sconfiggere con la musica e la cultura, quelle cose che a volte ci permettono di dare colori diversi dal blu alle nostre giornate.

 

Pearl Jam – Love boat captain

L’Italia è quel paese in cui tre date dei Pearl Jam hanno rilevanza sulla stampa solo per motivi extra musicali, un impegno sociale che ne ha caratterizzato la carriera sin dal primo disco. Qui invece ne è stato richiesto l’arresto, a parte i quasi ilari commenti di chi non ha evidentemente idea della loro carriera, ma ci sta. Chiude la playlist di oggi Love boat captain, una canzone del 2002, tratta da Riot Act, dedicata a “nine friends we’ll ever know”, nove fan che il 30 giugno del 2000 morirono a un festival a Roskilde, in Danimarca. Diciotto anni dopo quella tragedia resta il messaggio di positività, di profondissima voglia di cambiare il mondo, rivolto al capitano della nave dell’amore (inteso come “bene”), diretto verso porti che alcuni hanno chiuso in modo tossico fin troppo tempo fa, imbastardendo il proprio linguaggio e, sopratutto, il modo di pensare di tanti. Dovremmo fare in parecchi un passo indietro, fermarci e rifletterci su (sì, in questo caso davvero), per primi noi italiani.

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