“Amigdala” e “Don’t cry Joe”: teatro come se piovesse

 

Ultimo appuntamento della stagione del Clan Off Teatro con lo spettacolo “Amigdala”, con testi di Orazio Abate, Nino Cosenza e Giovanni Maria Currò. Protagonista della pièce, in scena in via Trento alle 18:30 ed alle 21:30 (con ulteriore replica domani, sempre alle 18:30), è la “paura”, o meglio il rapporto fra gli individui e quel sentimento umano che accomuna tutti e che ci permette di reagire, fortemente, alle avversità della vita. “Tutte le paure – si legge nelle note di presentazione – hanno come comune denominatore la morte. In questo spettacolo, fatto di immagini, suggestioni e parole, gli attori esplorano quei momenti del vissuto in cui l’essere umano si trova a doversi confrontare con quelle situazioni che sfuggono al controllo della ragione, con l’obiettivo di trasferire allo spettatore la forza che anima l’attore, tendendo ad innescare una piena condivisione emotiva”.

Con Orazio Abate, Kasia Albrecht, Nino Cosenza, Piera Costantino, Manuela Smeriglio, Martina Costa, Angelo Morabito, Cinzia Murabito, Sabrina Pellegrino, Carlo Spinelli.
Regia di Giovanni Maria Currò e Mauro Failla.
Produzione Clan degli Attori.

A conferma del fatto che da qualche mese Messina offre una produzione teatrale spaventosamente ampia, alle 21.00 (con replica domani alle 19) al teatro dei 3 mestieri c’è in scena anche il penultimo appuntamento con la Stagione Teatrale “Con nuovi occhi”, “Don’t Cry Joe, Testo e regia di Tino Caspanello con Tino Calabrò, Stefano Cutrupi e Cinzia Muscolino.

La produzione Teatro Pubblico Incanto e Teatro dei 3 mestieri racconta di tre anime dentro un teatro, tre anime in fuga che vorrebbero ancora giocare a vivere, che mettono in scena un teatro senza saperlo, senza sospettare che ogni loro gesto, ogni loro parola li sta spingendo verso un limite, sul quale la differenza tra realtà e finzione diventa sempre più impercettibile. Tre esseri umani che sembrano conservare un grande livello di coscienza dell’assurdo o l’innocenza di un bambino, che in fondo, forse, sono la stessa cosa.

 

 

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