Il primo, Graziano Delorda,  è uno scrittore dall’anima rock che vive e scrive a Messina “immerso tra libri, fumetti, buona musica e dischi volanti”; il secondo, Lelio Bonaccorso, è un fumettista e illustratore di successo, nonché docente presso la Scuola del Fumetto di Palermo e di Messina. Insieme sono gli autori del racconto “L’isola”, ambientato in riva allo Stretto, che abbiamo il piacere di ospitare su queste pagine (colori delle vignette a cura di Giuliana La Malfa).

Di seguito il testo e le vignette:

 

L’elicottero discese sulla piazza centrale della città, le pale oscurarono il sole e il violento flusso dell’aria creò vortici di cartacce e spazzatura. Due vecchietti imbacuccati per il gran freddo, le mani dietro la schiena, ondeggiarono a causa del forte vento, mentre le loro coppole volavano via.

 

 

Uno dei due si passò la sciarpa sulla testa per ripararsi. Il velivolo rimase sospeso a pochi metri da terra, tutt’intorno il caos: file d’automobilisti inferociti, pedoni spaesati con lo sguardo al cielo, drappelli di vigili urbani in gara con i clacson strombazzanti.

– Fiii! Peee! Ouuu!

Qualcuno si lanciò dall’elicottero, toccò l’asfalto rotolando sulla schiena e urlò:

– Ahiiicazzo!

Era un ragazzo palestrato, pettorali e tartaruga in evidenza, abbronzatissimo, i capelli lunghi e neri. Indossava solo uno striminzito costume, un medaglione al collo e teneva una sacca sulla spalla. Si tirò su spaesato, alzò la mano in segno di saluto e con un sorrisone vacuo esclamò:

– Ciao Alessiaaa! È davvero magnifico qui… iuuu, Alessia mi senti?

– Oh braciulittuni… – mugugnò il vecchietto con la sciarpa sulla testa.

 

 

L’elicottero ripartì, lasciando il tronista al centro di un primo gruppo di curiosi. Due vigili si avvicinarono, girarono intorno al ragazzo e gli intimarono di coprirsi. Alcune signore con i carrellini della spesa al seguito si fermarono a osservare la scena; un’autovettura bloccò loro la strada, un’altra parcheggiò con le ruote anteriori sul marciapiedi, a pochi centimetri da una vetrina di orologi e gioielli. Dal negozio uscì il titolare, giacca, cravatta e sigaretta accesa tra le labbra, anch’egli attratto dal giovane in costume. Intercettò lo sguardo di una delle donne rimasta con il carrellino incastrato tra l’auto e la vetrina.

– Eh… se ci fosse stata l’isola. – sospirò la donna, confidando nel sostegno dell’uomo.

– Perché signora, non siamo già su un’isola? – rispose l’esercente, con tono di scherno.

Il ragazzo si guardò intorno ancora più confuso, lasciò cadere la sacca e, rincuorato dall’affermazione del gioielliere, esultò:

– Ma allora è giusto, sono sull’isola! Alessiaaa… ciao mamma, ciao Italia!

– Ciao Italia ‘sta minchia. – borbottò il vecchietto senza sciarpa.

Un furgone rosso si fermò all’incrocio dove era disceso l’elicottero, azionò le quattro frecce e spense il motore. Due uomini in divisa incominciarono a scaricare dei pacchi, incuranti delle autovetture bloccate dal loro mezzo. Alla terza scatola si arrestarono, distratti da una prorompente bellezza in costume da bagno; sculettò davanti a loro per raggiungere il giovane fisicato, ammiccando con grazia.

– Minchia du gran tronu. – commentò uno dei due corrieri.

– Sì, è proprio un gran trono, questa stagione non ho perso nemmeno una puntata. A proposito… Giorgiooo, amore miooo, eccoti finalmente!

L’arrivo della biondina divise la folla in due ali. Dai negozi uscirono i pochi clienti e qualche commerciante dall’aria annoiata, i vigili continuarono a fischiare e i clacson a vincere.

– Giooorgiooo! – urlò ancora la ragazza, schiudendo le labbra di gomma ad ogni “o” – Menomale che sei arrivato tu… qui son tutti matti.

– Ma gli altri naufraghi dove sono? – domandò Giorgio, ricevendo l’abbraccio della ragazza.

– Non lo so, forse è in corso la prova leader oppure staranno già facendo le nomination.

 

 

Uno schianto distrasse il pubblico dall’abbraccio dei due concorrenti. Qualcuno, per parcheggiare davanti all’ingresso di un bar, aveva disarcionato una fioriera; era caduta sul fungo stufa, incendiando il tendone del bar. Urla, paura, gente in fuga e ancora più caos. I due ragazzi in costume si guardarono attoniti, spintonati dalla folla terrorizzata che scappava dalle fiamme. In lontananza si udì nuovamente il rumore dell’elicottero che, per qualche istante, sovrastò la sirena dei vigili del fuoco. Le fiamme già alte si propagarono dal gazebo fino al primo piano, un cane guaì, i rami secchi di un albero offrirono una scenica vampata.

– Che non sia la prova del fuoco? – domandò la ragazza al nuovo naufrago.

Per far passare la camionetta dei pompieri si dovette aspettare il proprietario di un’auto che aveva bloccato il furgone degli spedizionieri per andare al tabacchino.

– E un attimo, minchia! – sbuffò il tizio, continuando a parlare al cellulare.

 

 

La cenere invase la piazza, le vie limitrofe, gli occhi del pubblico e dei due concorrenti.

Quando la strada fu liberata e le pompe srotolate sull’asfalto iniziarono a gonfiarsi d’acqua, dal fumo apparvero i contorni di un uomo con un trolley. Con passo deciso raggiunse la ragazza e il ragazzo in costume da bagno.

– E tu chi sei? – gli domandò il tronista.

– Dov’è la tua sacca? Il trolley è contro ogni regolamento. – affermò la giovane missqualcosa.

L’uomo col trolley aspettò prima di rispondere. Le fiamme erano state domate, le doppie e triple file ripristinate, delle due coppole volate via ancora nessuna traccia.

– Gioia, qui non ci sono regolamenti. – rispose l’uomo col trolley, aggiustandosi gli occhiali sul naso, le spesse lenti tempestate da goccioline d’acqua.

– Prima di partire abbiamo firmato un contratto, accettato il regolamento… e perché tu sei ancora vestito? Sei forse un super ospite? Anche tu lavori nello spettacolo? – domandò la ragazza, tutto d’un fiato.

– Ma quale contratto, quale spettacolo! – rispose l’uomo col trolley, alterato.

– Forse ha vinto la prova immunità!? – rifletté il tronista, cercando consenso negli occhi della concorrente.

– Immunità, immunità… tutti beddi siti! – intervenne il vecchietto senza sciarpa, i pochi capelli elettrizzati, violentati dall’aria mossa dalle pale dell’elicottero nuovamente sopra le loro teste.

– Ci vuole l’isola! – esclamò la donna con il carrellino della spesa ancora incastrato.

– Ma quale isola e isola! – le rispose l’uomo sempre più alterato, abbandonando la presa sul trolley, che scivolò sui piedi del vecchietto senza sciarpa.

– Ahiai!

Il trolley si aprì e decine di fogli vennero portati via dal vento, rinvigorendo i vortici di cartacce e spazzatura.

 

 

I due concorrenti fecero un passo indietro, guardandosi sconvolti, poi il ragazzo trascinò via la naufraga, entrambi scalzi, bagnati e sempre più sgomenti.

– Alessiaaa… Alessia, aiuto! – urlò la ragazza in direzione dell’elicottero, zampettando sulle punte dei piedi.

– Portateci via da quest’isola di matti! – si unì l’altro naufrago, le mani intorno alla bocca per farsi udire nel frastuono.

– Ma quale isola e isola! – gridò l’uomo col trolley, carponi, le vene del collo che animavano il suo dolcevita; stava cercando di raccogliere i fogli volati via dalla valigia.

L’elicottero provò a scendere, ma la gente si strinse intorno ai due naufraghi, palpandoli, graffiandoli, molestandoli.

– Alessiaaa!

– Lasciateci immediatamente o vi nomino tutti! – minacciò il tronista.

– Annativvinni a travagghiari!

Un nugolo di ragazzini si arrampicò sulle automobili in fila, formando una piramide con l’intento di raggiungere l’elicottero sospeso a pochi metri. In strada la folla cresceva, straripando sui marciapiedi, rivoltando cassonetti e motorini. Alcune vetrine andarono in frantumi e iniziarono i saccheggi. L’elicottero riprese quota, abbandonando i due naufraghi al loro destino. Per qualche istante riapparve a mezz’aria una delle due coppole volate via, vorticò sopra la marea umana, perdendosi per sempre all’orizzonte. Finalmente partì la sigla… naufraghi tutti.

 

 

Idea, soggetto e testi: Graziano Delorda

Sceneggiatura vignette: Graziano Delorda e Lelio Bonaccorso

Disegni: Lelio Bonaccorso

Colori: Giuliana La Malfa

 

 

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