MESSINA. Niente piazza intitolata alle “Vittime dei femminicidi”, ma “la collocazione di cartelli ben visibili, sul modello di quelli esistenti nelle vie di ingresso di alcune città del tipo “Comune demilitarizzato”, “Comune denuclearizzato”, che ricordino il fenomeno della violenza sulle donne, femminicidio compreso”. Firmato commissione toponomastica di Messina.

È ormai un batti e ribatti tra amministrazione e commissione sull’intitolazione di una piazza alle vittime dei femminicidi, che risale a dopo la prima bocciatura di metà novembre da parte della commissione (in cui siede una sola donna, la presidentessa del consiglio comunale Emilia Barrile), con contorno di polemiche sulle quali era intervenuta anche l’amministrazione. A fine febbraio, dopo le vibranti proteste del gruppo Pari opportunità di Cambiamo Messina dal basso, la commissione  toponomastica aveva rilanciato con l’idea dei cartelli. Un’idea che gli assessori alla Cultura  Federico Alagna e ai Servizi sociali Nina Santisi (unica donna in Giunta) hanno rimandato al mittente.

“A riguardo, pur ritenendo certamente utile e praticabile la proposta avanzata dalla commissione, e assumendo pertanto l’impegno a portare avanti tale percorso, seppure nel breve scorcio di attività amministrativa rimasta, l’amministrazione non ritiene che esso possa in alcun modo sostituire l’intitolazione di uno spazio di circolazione alle vittime del femminicidio, stante la peculiare natura e specificità che l’intitolazione toponomastica riveste – scrivono i due assessori con deleghe a toponomastica e pari opportunità – L’attuazione di iniziative di sensibilizzazione e riflessione in merito al fenomeno, così come di omaggio alla memoria delle sue vittime, hanno sempre visto impegnate in prima linea l’amministrazione. Si ritiene però – avvertono Alagna e Santisi – che esse possano essere meramente complementari e non già sostitutive rispetto al intitolazione proposta. Non si può, In conclusione, che ribadire le posizioni già espresse in precedenza, invitando la commissione ad una ulteriore riflessione in merito alla proposta – concludono i due esponenti della giunta – non ritenendo in alcun modo condivisibile l’obiezione di “una specificità troppo forzata connessa alla locuzione vittime del femminicidio che non può individuare una categoria a sé” (come da verbale della commissione, ndr)”.

 

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