Sono tra i “fortunati” perché vivo e lavoro in centro e la macchina mi serve relativamente. Sono fortunato perché la mia secchezza e la mia bradicardia da allenamento mi consente lunghe e intense marce urbane… insomma, per stringere e farla breve, la mia principale forma di mobilità quotidiana è fatta a piedi. Per mantenere fisico e psicomotricità avanzo nella giungla urbana, dribblo cacche di cane, saltello tra i residui consistenti del mancato spazzamento dei rifiuti, affondo la pianta del piede nelle lacune delle mattonelle, calpesto cespugli del terzo paesaggio di erbe cittadine che bordano come siepi selvagge alcune strade, salto o scavalco le infinite auto che creativamente parcheggiano non solo accanto ai già sgangherati marciapiedi, ma stanno totalmente sopra, ma anche in diagonale, distese e spiaccicate su tutta l’area pedonabile.

Ma questa marcia, quando si è “pedi pedi” dove si svolge? Già, per fare questi allenamenti dei piedi e spostarsi nello spazio urbano si vorrebbero ancora utilizzare i Marciapiedi; la parola è chiara perché unisce l’azione e il nome, appare come sostantivo composto ed è stata introdotta nell’italiano dopo la metà del Settecento, come calco dal francese marchepied, composto dal Verbo marcher ‘camminare’ + il Nome pied ‘piede’.

Ma posso farcela ad arrivare a destinazione senza intoppi? Posso bendarmi e procedere sicuro…?

La mattina quando mi fiondo giù dal colle della Caperrina, alias Montalto, posso trovarmi una macchina parcheggiata a dirmi buongiorno con il suo muso proprio fino a toccare la scalinata…Ok, uno, due, tre, la salto, poi via, giù per via sant’Agostino, accelero per la pendenza che richiede suole da trekking o almeno buone calzature sneakers, ma a parte il normale attrito che mi controlla la discesa a valle, alla fine non c’è pericolo: la corsa stupida del pedone sportivo è frenata da ampie zone di parcheggio proprio sullo spazio del marciapiede. Alcune auto timide puntano il muso e le due ruote sul ciglione, altre più sfrontate perché pratiche della zona, si piazzano proprio sull’intera superficie del marciapiede, aderiscono sugli angoli esigui degli edifici e occupano quello spazio perso e un po’ vintage del pedone. Insomma la trans-genetica del marciapiede messinese non solo permette un cambio d’uso e di genere ma impone necessariamente una comunicazione alla accademia della Crusca del neologismo che modifica il vecchio e obsoleto nome Marciapiede con il più smart MarciaMacchine messinese. Il venerdì 13 del pedone della Sant’Agostino permette l’ennesimo slalom sportivo tra le macchine sui MarciaMacchine, safari fotografico di turisti giapponesi e abitanti in salita con crisi primaverili di iperventilazione, macchine dove vuoi e come puoi, fin dentro il portale della chiesetta S. Francesco dei Mercanti, in via S. Agostino.

 

 

Ma l’occasione ghiotta per il pedone incallito è trovare tutti i graduati del corpo dei vigili urbani messinesi schierati proprio all’uscita della chiesa per celebrare una loro occasione mistica con la presenza del cappellano. Anche loro con nonchalance volteggiavano tra le auto piazzate sul marciapiede senza curarsi dell’accaduto. Il pedone incallito alle ore 11,15 segnala lì dal vivo ai pluri-graduati VVUU, la macchina sotto i loro occhi, ma malgrado l’evidenza non viene fatto nessun verbale assicurando piuttosto un successivo intervento del carro attrezzi per tutte le auto sui marciapiedi, lì come in piazza Basicò; alle ore 12,00 non essendo accaduto nulla il solito pedone telefona alla centrale VVUU, ma di nuovo non interviene nessuno. Alle 13,30 quando ormai una macchina che stava sul MarciaMacchine era andata via, alcune avevano cambiano postazione, ma altre permanevano, chiama ancora ma la risposta è che a quell’ora ci sono le uscite delle scuole! Infine alle 14,25 passa una macchina dei VVUU e fa qualche verbale alle residue macchine rimaste.

Il venerdi 13 è andato così, chiedendoci ad alta voce cosa occorre fare oltre il possibile, per il resto ci pensiamo Lunedì.

Ognuno può raccontare un’esperienza urbana e la sua misura pratica di città.

I periodi di elezioni sono il luogo preferito per queste lagnanze e per tutte le ipotesi di soluzione.

P.S.

Temo pure che il disegno rosso che era stato stampigliato a vernice sui marciapiedi, per indicare il mai avviato percorso turistico delle scalinate dell’arte, ormai in evidente stato di decomposizione sia stato mal interpretato dagli automobilisti, avevano capito che era l’impronta di un copertone e quindi si erano piazzati proprio bene bene, ordinati e allineati alla traccia rossa.

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Sergio Todesco
Sergio Todesco
29 Aprile 2018 20:00

Altro che Idilli di Messina! Avrebbe dovuto scrivere: Messina, al di là del bene e del male.