MESSINA. Regge anche in appello l’accusa nel processo sulle corse clandestine dei cavalli al centro dell’operazione “Pista di Sabbia”, condotta dai carabinieri nel 2011. È una delle tante indagini sulle competizioni con gli animali lungo alcune strade cittadine , un fenomeno che non è stato mai debellato. La Corte d’Appello (presidente Francesco Tripodi) ha confermato per tutti  gli imputati la sentenza di primo grado. In particolare, i giudici hanno confermato la condanna per Salvatore Mangano, Placido Siracusano, Antonino Tricomi, Davide Tricomi, Santo Currò, Francesco Tricomi, Salvatore Tricomi, Carmelo Scotto, Mario Di Bella e Antonio Romeo.I giudici hanno retrodato la condotta fino ad aprile 2011. Per quanto riguarda Romeo, i giudici hanno revocato la confisca di un immobile sequestrato dai carabinieri il 29 aprile 2011. Il processo di primo grado si era concluso il 7 ottobre 2015. All’epoca, il Tribunale aveva condannato Placido Siracusano alla pena di 5 anni e 6 mesi, Antonio Romeo, Antonino Tricomi e Davide Tricomi 4 anni e 4 mesi  ciascuno, Salvatore Tricomi a 3 anni e 3 mesi. Inoltre erano stati condannati Francesco Tricomi ad un anno di reclusione e Carmelo Scotto a 2 anni. Infine Santo Currò  ad un anno e 10 mesi, Salvatore Mangano ad un anno e 5 mesi e Mario Di Bella ad un anno ed un mese. A sostenere le ragioni della difesa, gli avvocati  Alessandro Billè, Salvatore Silvestro, Andrea Schifilliti, Tancredi Traclò e Antonello Scordo. Numerose le gare interrotte da blitz a sorpresa nel corso dei cinque anni di indagine che hanno sollevato il velo anche sul giro di scommesse che sta dietro alle corse e sui maltrattamenti subiti dagli animali. Nell’inchiesta finirono anche alcuni veterinari. Secondo l’accusa, c’era un’organizzazione dietro le competizioni clandestine di cavalli, ed ognuno aveva un ruolo c’era chi si dedicava all’acquisto dei cavalli, chi si occupava degli allenamenti. Numerose le gare interrotte dai blitz dei carabinieri che però non hanno fermato questo fenomeno.

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