MESSINA. Si tinge di giallo il caso di Ioan Cadare, 47 anni, un romeno trovato cadavere in un vialetto del Policlinico di Messina nell’aprile del 2012. L’ipotesi di una morte per una caduta accidentale era sfociata nell’udienza preliminare nei confronti di tre dirigenti del Policlinico per omicidio colposo. L’accusa non ha retto nell’udienza preliminare che si è conclusa con l’assoluzione per tutti. Ma c’è di più, nella sentenza, che risale a qualche mese fa, il gip ha rimandato gli atti al pubblico ministero affinché si indaghi ancora.

Il 12 aprile 2012 cadavere fu rinvenuto in  un vialetto nei pressi dei locali della farmacia del Policlinico. La procura avviò un’inchiesta che ebbe vari passaggi. Alla fine furono indagati tre dirigenti del Policlinico in quanto non avrebbero fatto nulla per mettere in sicurezza una parte dell’ospedale. In due hanno scelto l’abbreviato mentre il terzo l’ordinario. Sono stati tutti assolti e prosciolti.

 Secondo l’ipotesi dell’accusa l’uomo sarebbe caduto dall’altezza di cinque metri perché mancava una ringhiera. Non si era accorto che sarebbe caduto nel vuoto. Contro questa ricostruzione è arrivata la versione del consulente di parte, nominato dall’avvocato Marcello Montalbano e dall’avvocato Pietro Filippo Canzoneri, che ha tratteggiato altri scenari possibili, diversi dal tragico incidente. Il consulente della difesa, infatti, ha contestato la tesi della caduta accidentale.

A questo punto il gip ha disposto una perizia. Il consulente del giudice ha confermato i dubbi, già esposti dalla difesa, circa la morte per una tragica caduta. L’uomo non aveva segni sul viso nonostante fosse precipitato dall’altezza di cinque metri, accanto al corpo c’era un telefono cellulare ma non la scheda sim. Inoltre la fibbia della cintura dei pantaloni era rotta, un particolare che potrebbe essere compatibile con un’ipotesi di trascinamento, in questa ipotesi Ioan sarebbe morto altrove e poi trascinato dalla cintura.

Tassello dopo tassello si forma così un quadro che potrebbe aprire uno scenario ben diverso da quello inizialmente prospettato dell’incidente. Una pista da approfondire per verificare l’ipotesi emersa dalla perizia dove si parla di lesioni “eteroinferte in un luogo diverso e con altre modalità”.

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