Ho passato l’ultimo weekend a leggere le lamentele di chi sosteneva che durante la settimana c’è sempre il sole e poi PEM! il venerdì pomeriggio inizia a piovere e non finisce fino a domenica sera, per poi ripartire in loop il lunedì mattina con il sole. Orbene, mi sono svegliato con qualcosa che sbatteva sul vetro della finestra, e non era sole ma era un bell’acquazzone, per cui la playlist odierna è per sopravvivere sì al lunedì, ma anche all’emicrania e ai luoghi comuni che imperversano nel world wide web.

 

CIMINI – La legge di Murphy

 

 

A fine 2017 nell’ex scena indie italiana (ora pare si chiami itpop) comincia a montare l’hype per una fantomatica leggedimurphy che sarebbe migliore di me, di te e dei vari artisti che pompavano un’uscita poi rivelatasi fortunata, perlomeno dal punto di vista musicale, che di per sé sarebbe la base della fortuna o meno di una canzone, in un paese normale. Federico Cimini, classe ’88, è fuori dal 9 marzo con il suo disco Ancora meglio (Garrincha dischi, 2018) ed è quello che ritengo essere la mia scommessa per il 2018. Elegante e capace di scrivere canzoni brillantemente malinconiche, domani (martedì 20) sarà anche ospite di RadioStreet Messina dalle 14 per non farsi proprio mancare nulla.

 

Coma_Cose – Post concerto

 

 

Il bello di lavorare in una radio è che certe cose ti arrivano prima, e così mi è successo con questi due. Lui già lo conoscevo, è l’ex Edipo che aveva anche pubblicato un disco su Universal nel 2015, Preistorie di tutti i giorni, lanciato dalla Giada Mesi di Dargen D’Amico; chiusa quella parentesi, si unisce a Francesca aka California per un progetto che inizialmente aveva molto a che fare con l’estetica e meno con la musica, arrivata in un secondo momento ma poi diventata importante. Post concerto è un efficace incrocio tra giochi di parole e musicalità, e poi si apre con il mio verso preferito: “Volevi fulmini e tempesta? Allora me la cavo / se la pioggia fosse transitiva, io ti temporalo”. Grazie California.

 

Coez – Siamo morti insieme

 

 

Che poi, in fondo, senza Coez gran parte di questa musica non avrebbe avuto la visibilità che ha ad oggi. Ma prima delle multiple certificazioni di platino, Coez era un rapper nei Brokenspeakers, da solista aveva pubblicato un paio di lavori molto distanti da quanto viene canticchiato oggi nei supermercati italiani, però la sua abilità nello scrivere era già nota a chiunque avesse un minimo di buon gusto. La svolta è tra 2012 e 2013, quando con Riccardo Senigallia il Figlio di nessuno diventava grande, sempre di più, fino a raggiungere il successo odierno. Nella nostra playlist abbiamo scelto Siamo morti insieme e sta qui, in mezzo, perché è un turning point che si allontana da ciò che c’era prima per spianare la strada a una crescita inaspettata, ma non per questo ingiusta.

 

Oasis – Little by little

 

 

Oggi siamo troppo italiani, e se ci fosse Stanis La Rochelle ci tirerebbe le orecchie come fossimo dei Seppia qualsiasi. Rimediamo passando al di là della Manica dai due fratellini più bellicosi di sempre, e la classifica include anche Caino e Abele, che tanto Liam è convinto che i loro ruoli siano da sempre ben definiti. I Gallagher sono gli Oasis, uno dei gruppi più influenti dei ’90 con quelle chitarrine e quello stile beatlesiano, con tutto ciò che sarebbe divenuto in seguito il carrozzone britpop, la guerra mediatica di vendite coi Blur e i ripetuti scioglimenti che hanno poi mostrato come Liam meriti milioni di cuori mentre Noel, be’, è il classico esempio di “eri meglio prima”. Nella nostra playlist scegliamo Little by little, brano tratto da un disco molto sottovalutato come Heathen Chemistry, scritto e cantato da Noel che qui conferma come, effettivamente, fosse molto meglio prima di restare da solo.

 

Dream Theater – One last time

 

 

Vi avevamo anticipato una crescita inaspettata, e come dicono i raga dell’internet “that escalated quickly”. In realtà questa stramba settimana mi ha riportato inspiegabilmente in mente i Dream Theater che non ascoltavo da un tot di anni. One last time è la settima scena di un’opera metal grandiosa, Metropolis pt 2: Scenes from a memory, uscita nel 1999 come seguito inaspettato di quella adorabile Metropolis pt 1 di sette anni prima. Dodici brani e nove scene in cui analizzare l’amore, la vita, il rapporto tra due fratelli, la reincarnazione dell’anima e la sua sopravvivenza alla vita. Si parte da una seduta da un ipnoterapeuta per rivivere un efferato omicidio, per incontrare The miracle e The sleeper, i due protagonisti senza nome della prima parte, per incontrare un nuovo personaggio (Victoria, cui presta la voce nel disco una straripante Theresa Thomason) e, specialmente, tutta la follia di un gruppo che solitamente si ama o si odia, ma ascoltarlo e basta, senza pregiudizi del genere, male male non fa.

 

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