MESSINA. Sarà, molto probabilmente, l’ultimo terreno di scontro dei cinque anni di amministrazione di Renato Accorinti: la delibera “salvacolline”, in discussione in consiglio comunale, ha riportato pepe nelle discussioni cittadine: è stata lodata fuori dai confini messinesi e criticata dentro, ha messo insieme costruttori edili e ambientalisti, e messo contro favorevoli e contrari (fino al paradosso per cui Legambiente dei Peloritani è contraria e Legambiente Messina favorevole).

Ad intervenire sull’argomento è stato anche Pippo Corvaja, che sull’argomento non aveva proferito parola per cinque anni. Corvaja è stato l’assessore della precedente giunta, guidata da Giuseppe Buzzanca, al quale si deve la paternità dell’attuale “salvacolline”: abbattimento dei volumi edilizi in collina e trasferimento in banca del volume.

“Ho l’impressione che abbiano capito molto poco della salvacolline”, ha spiegato Corvaja, intervenuto per la conferenza stampa della Lega: “Io avevo preparato la variante in modo molto semplice, sovrapponendo le mappe antisismiche entrate in vigore nel 1976 dopo il terremoto in Friuli: l’intenzione era quella di mettere talmente tanti lacciuoli normativi e giuridici per cui costruire in collina sarebbe stato antieconomico e non più conveniente: questo per escludere rischi sotto il profilo risarcitorio. E’ stata anche creata la banca del volume per permettere di spalmare la volumetria dalle colline alle aree ex zis e zir. Quello che avrebbe dovuto fare quest’amministrazione è portare avanti il nuovo piano regolatore, ma per insipienza o per incapacità non ne ha portato avanti la definizione. Sono stati utilizzati cinque anni per una delibera che non ha modo di esistere”, ha concluso Corvaja.

Nel frattempo, dopo che la settimana scorsa il consigliere Peppuccio Santalco aveva sollevato l’obiezione secondo cui l’assessore al Territorio Sergio De Cola ed il sindaco Renato Accorinti avrebbero dovuto astenersi dalla trattazione della Salvacolline, avendo (direttamente o tramite parenti) terreni ricadenti in zona, è arrivata la risposta di De Cola: “Si tratta di aree in cui già da tempo per il PRG oggi vigente e quindi indipendentemente dalla Variante, non è più possibile nessun ampliamento dell’esistente. Preciso inoltre che l’organo a cui spetta la decisione è il Consiglio e non la Giunta perchè così è previsto dalle norme”.

Poi lo sfogo sulla discussione generale: “È difficile capire se dopo più di un anno e 12 sedute di commissione, da quando la Variante al PRG è stata depositata in Consiglio, lo strumento urbanistico sarà discusso o meno. In un susseguirsi di rinvii e spostamenti nell’ordine del giorno del Consiglio dovuti a motivazioni che si sono sempre rivelate infondate, a oggi la proposta fatta dalla Giunta che, nel rispetto di una decisione del precedente Consiglio (Delibera 74C del 2012), propone di eliminare il potere edificatorio dalle zone dichiarate a rischio da studi ufficiali, non riesce ad avere l’attenzione dell’Aula ma solo quella di alcuni Consiglieri. Questi capitanati dal Consigliere Peppuccio Santalco, hanno intrapreso una crociata, solo mediatica, contro la Variante senza però mai affrontare la discussione in aula. È singolare che chi, come il Consigliere Santalco, nell’ultimo anno ha più volte, anche pubblicamente, attaccato la Variante si dichiara oggi incompatibile e quindi dichiara che non parteciperà alla discussione in aula (se mai questa ci sarà) anche il suo comportamento nell’ultimo anno non ha tenuto conto della sua incompatibilità. Perché i Consiglieri che oggi si dichiarano o meglio iniziano a dichiararsi incompatibili hanno partecipato alle discussioni in Commissione luogo in cui hanno potuto orientare la decisione? Perché non hanno accertato o verificato prima la loro condizione? Le norme che regolano le incompatibilità (LR 30/2000) risalgono al 2000 e chi ha l’onore di rappresentare i cittadini deve anche assumersi l’onere della loro conoscenza”.

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