MESSINA. Una piccola città nella città, che vive in maniera viscerale il suo rapporto col mare, e che da oltre un decennio attende che uno dei roboanti programmi di riqualificazione di cui si è discusso allo sfinimento abbia inizio: a rinfrescare la memoria del quartiere detto delle “Case Basse”, che affiora sotto il livello della strada proprio all’inizio della via Consolare Pompea, ci prova da anni il meritorio Centro Studi Maria Costa dedicato alla “Sibila dello Stretto”. Il presidente del Centro,  Pippo Crea, artista poliedrico e amico fedele della poetessa passata a miglior vita nel settembre 2016 sulla soglia dei novant’anni, ha messo insieme una decina di soci fondatori per ricordare la figura della più celebre inquilina delle Case Basse. Un gruppo compatto e impregnato di autentica volontà di far sì che la memoria sia conservata (Mario Sarica, Nino Principato, Sergio Todesco e Lillo Alessandro solo alcuni dei nomi) che ha accettato di buon grado , e in base alle rispettive competenze, l’invito di divulgare all’esterno la figura di Maria Costa.

Le Case Basse risalgono al secolo diciannovesimo ed erano abitate da pescatori, i quali all’epoca fronteggiavano liberamente il mare non ancora celato alla vista dalla presenza del muraglione che recinta il Circolo della Motonautica. Un mare sulla cui battigia usavano passeggiare Giovanni Pascoli (che insegno’ a Messina a cavallo tra Ottocento e Novecento) ed Edoardo Boner (che sarebbe perito sotto le macerie del 1908). Terremoto al quale fortunosamente scampò proprio Placido Costa, padre di Maria, arrampicandosi sull’albero , tuttora esistente , che sorgeva nel cortile antistante la casa.

A fronte di un tanto eminente luogo di memorie, scempio e offesa al territorio allignano nel quartiere che diede la luce alla cara Maria Costa la quale vi abitò fino alla morte . È la sua casa, restaurata e trasformata da Pippo Crea (con l’aiuto dei parenti della poetessa) in un piccolo museo, a dominare sul resto, che per il vero somiglia più che altro a una discarica da cui di tanto in tanto affiora un rudere edilizio assolutamente in disarmonia con il contesto. Una decina d’anni addietro, un Comitato appositamente costituitosi per difendere il quartiere, capeggiato dall’agguerrito Orazio Micali, presidente dell’Associazione “Antico Borgo Marinaro delle Case Basse”, ha tentato più volte ma invano di interloquire con le istituzioni allo scopo di promuoverne l’immagine. Il problema consiste nel fatto che le case in questione sono state erette su suolo demaniale e dunque passibili , da un momento all’altro, di demolizione per fini igienico-sanitari.

Salvaguardare la casa di Maria Costa, già inserita nel 2005 nel Registro delle eredità immateriali di Sicilia, potrebbe essere il primo passo per riqualificare l’intero quartiere. Una casa da vincolare ufficializzandone l’uso al pubblico quale museo è sede stabile del Centro Studi . La poetessa, che chi scrive conobbe molto bene, recandovisi egli spesso alle Case Basse per il piacere di venirla a trovare e ascoltarne i versi che ella stessa magistralmente declamava con il suo tono vibrante e oracolare, ne sarebbe appagata in morte dato che, purtroppo, tale privilegio non le venne concesso in vita.

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