MESSINA. Con le richieste dell’accusa, è entrato nel vivo il processo d’appello per l’omicidio di Antonino Rottino, ucciso in un agguato a Mazzarrà Sant’Andrea nel 2006. Il processo è nei confronti di Enrico Fumia, che in primo grado è stato condannato all’ergastolo. Secondo l’accusa, Fumia era uno dei componenti del commando che uccise Rottino. Il sostituto pg Maurizio Salamone ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo, la parola è poi passata alla difesa rappresentata dall’avvocato Tino Celi.

La Corte d’Assise d’Appello (presidente Maria Pina Lazzara, relatore Maria Eugenia Grimaldi) ha fissato un’altra udienza per eventuali repliche. Per l’omicidio Rottino è già stato condannato Aldo Nicola Munafò nell’ambito del processo “Vivaio”. Fu proprio nel corso di questo processo che saltò fuori il nome di Fumia. A parlarne furono i collaboratori di giustizia Carmelo Bisognano e Santo Gullo. Ne scaturì un procedimento e, dopo una serie di passaggi, compresa una richiesta di archiviazione, si è arrivati al rinvio a giudizio. In unsecondo momento, alle dichiarazioni di Gullo e Bisognano si aggiunsero quelle di altri due collaboratori, Francesco D’Amico e Nunziato Siracusa.

L’omicidio Rottino, secondo quanto emerse, sarebbe stato un segnale diretto a Carmelo Bisognano, ex boss dei “mazzarroti” poi diventato collaboratore di giustizia. Rottino fu ucciso il 22 agosto 2006 mentre stava tornando a casa. Ebbe appena il tempo di scendere dalla sua auto e fare qualche passo, quando dal buio sbucarono i killer che cominciarono a fare fuoco. Sul posto c’era anche un giovane, che rimase ferito leggermente riuscendo a mettersi in salvo.

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