Il roccatore seriale
Strettamente connesso al sostantivo bisola, il più delle volte, è il termine “roccare”, un verbo altamente immaginifico e quasi bucolico che descrive come meglio non si potrebbe i tanti campetti da calcio improvvisati che hanno segnato l’infanzia – e le giunture – di migliaia di ragazzini messinesi. Ricordi di un’epoca antidiluviana in cui per divertirsi bastava davvero poco: uno spazio spianato sul fondo di una ciumara, due pietre a fungere da pali (meglio se della variante “mmazzacani”) e il classico Super Tele da mille lire che l’autore del tiro, o lo sventurato di turno, era costretto ad andare a recuperare per boschi, anfratti e sdirupuni (alcuni li stanno ancora cercando a “Chi l’ha visto”).
Il roccatore seriale è famoso soprattutto per il suo piede a banana, una strana forma di disfunzione erettile che inibisce la turgidità dell’arto, con conseguenti e imprevedibili traiettorie arcuate al di là della traversa. E delle recinzioni. E delle colline. E degli orizzonti conosciuti.
Campo d’elezione: Rogazionisti (Faro superiore), campetti della ciumara
Figura d’ispirazione: Alberto Diodicibus
Bellissimo! Unico appunto: per il tiratore di bisole la vera figura di riferimento non è tanto Alessandro Parisi quanto il ben più mitologico Leo Criaco.
“Tira forte da lontano, Leo gol, Leo gol, butta giù la porta Leo gol!”. Leggenda.
Da aggiungere anche il riordino, ovvero colui che, all’ ultimo minuto, non si presenta in campo o chiama un quarto d’ ora prima adducendo motivazioni pretestuose, cosa che avviene di solito in caso di maltempo. Questa tipologia di persone, tuttavia, se esclusa da altre competizioni proprio in forza dei ribordi, ha pure il coraggio di offendersi e pretende di essere convocata.