MESSINA. “Lo strumento di risanamento non è ancora stato definito, ed anzi è stato oggetto di ulteriore rimodulazione, nonostante il lasso di tempo trascorso dall’inizio della procedura, e non si può, pertanto,  valutare allo stato la congruità del medesimo e la capacità dell’ente di darvi esecuzione”. “Crisi di cassa, debiti fuori bilancio non riconosciuti e rinviati al futuro, inattendibilità delle poste attive persistono e stentano ad attenuarsi”.

Ci va giù pesantissima, la Corte dei Conti, nel giudicare il consuntivo 2015 ed il previsionale 2016/18 del comune di Messina. La relazione con cui i magistrati contabili, sul finire del 2017, prendono in esame i documenti finanziari proposti dall’amministrazione guidata da Renato Accorinti, non lascia troppo spazio agli entusiasmi, nè all’interpretazione, perchè è una lunga (45 pagine) sequela di mazzate rivolte a Palazzo Zanca: dal piano di riequilibrio, definito “un programma di risanamento virtuale”, alla rinegoziazione dei mutui ventennali, il cui periodo di ammortamento è stato allungato di dieci anni: mossa che, secondo la Corte dei Conti, “porterà ad un innegabile appesantimento dei bilanci futuri, a fronte di un alleggerimento immediato solo in termini di liquidità.

La conclusione? La solita, quella che la Corte dei Conti impone ormai da una decina d’anni: stop alle spese che non siano urgenti ed indifferibili, non prima di aver bacchettato ulteriormente Palazzo Zanca, con un laconico “persistono talune rilevanti irregolarità contabili e gravi criticità di bilancio, che appaiono in grado di generare risultati di amministrazione non veritieri e non corrispondenti a quanto imposto dai vigenti principi contabili”.

Ad intervenire sulla vicenda è subito capitale Messina: “Sul balletto dei bilanci, presentati con dichiarazioni entusiastiche dai vari assessori al ramo, puntualmente sconfessate dai Revisori o dalla Corte dei Conti, ormai la misura è colma. A proposito di questo, ricordiamo tutti la conferenza stampa del gennaio 2017, quando la Giunta dichiarò l’approvazione  del bilancio previsionale 2017 “tra le prime città d’Italia”. E presto si rivelò un bluff. È del 3 aprile 2017 invece la successiva dichiarazione sullo stesso bilancio dell’assessore Cuzzola: “Il nostro bilancio sarà pronto prima di Pasqua”. Ma anche quella volta si è rivelato un buco nell’acqua. Il Bilancio sarà approvato solo a fine luglio, questa volta senza proclami. Ma anche sul fronte Messinambiente non si risparmiano i rilievi dei Magistrati Contabili, che denunciano la mancanza di copertura finanziaria del concordato, e accusano l’Amministrazione di effettuare operazioni finanziarie che ipotecano il futuro della città, rinviando il problema alle prossime amministrazioni. E la Giunta Accorinti, che ha fatto della trasparenza e della legalità il proprio cavallo di battaglia, viene bacchettata anche sul fronte dei debiti fuori bilancio, che la Corte scrive essere in questi ultimi anni cresciuti, sottostimati e non riconosciuti”.

Anche Antonella Russo, consigliera del Pd, commenta la “reprimenda” ricevuta dal Comune: “Il primario bene della città è conoscere il reale “stato di salute” delle casse comunali, e attribuire le dovute responsabilità a chi ha causato finora 500 milioni di debiti. Ma se le stesse cose, anzi molto di più, ogni anno, sistematicamente, le dice la Corte dei Conti, con tutta la sua insuperabile autorevolezza, allora significa che molti di quelli che in città ora hanno il dito sul bottone di comando devono andare immediatamente dal prete a confessare le loro innumerevoli bugie”.

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