“Trump, peace not war”

 

È in corso la prima giornata del G7 di Taormina, il summit dei leader mondiali in scena nella Perla dello Jonio dal 26 al 27 maggio. Sono le 19 del pomeriggio e al Teatro Greco, dove è appena giunto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si svolge il concerto dell’orchestra della Scala di Milano. I grandi ospiti sono tutti presenti: c’è Angela Merkel, c’è Donald Trump, e c’è anche il sindaco della città dello Stretto Renato Accorinti, che è arrivato a Taormina da appena due ore, a bordo di una Fiat Panda guidata da agenti della polizia della Città Metropolitana e scortata dalla Polizia di Stato fino a Porta Messina.

Dopo giorni di polemiche social e non, c’è grande attesa per l’arrivo del sindaco pacifista, che non delude le aspettative. Per accogliere il capo di stato e presenziare al concerto, Accorinti (che voleva presentarsi in teatro portando con sé un salvagente, a rischio di farsi pestare dal Secret service statunitense) ripone infatti per un giorno la divisa “Free Tibet” e indossa una maglietta con la scritta “We welcome migrants, we are all migrants” sul davanti e “Peace No War” sul retro.

Ma l’abbigliamento ad hoc è solo l’antipasto di quello che accadrà di lì a poco, quando il primo cittadino, trattenuto vanamente dagli agenti della Digos che lo conoscono, e cercano di dissuaderlo (“Ti prego, Renato…”), sale in piedi su una sedia e si rivolge direttamente al Presidente degli States: “Trump, peace, not war”, urla a più riprese. “We are all migrants”, ribadisce, mentre il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, seduto ad appena un metro di distanza da Accorinti, assiste agghiacciato e immobile alla scena.

Il video, pubblicato dalla stampa e sui social, diviene ovviamente virale, con migliaia di visualizzazioni e centinaia di commenti in tutta Italia. L’utenza si divide, fra chi esalata il gesto del sindaco, da sempre iconoclasta e pro-immigrazione, e chi invece lo contesta, fra i quali il parlamentare nazionale Gianpiero D’Alia, che accusa Accorinti di “fare il black bloc”.

 

Perché lo abbiamo scelto: perché, al di là delle varie esegesi e dei giudizi soggettivi, è un’immagine divenuta iconica, che racconta un evento epocale per la provincia di Messina (Messina, non Catania) e rappresenta in pieno lo spirito di Accorinti. Piaccia o non piaccia.

 

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