MESSINA. L’ammontare complessivo del valore delle aziende, dei conti e degli immobili sequestrati perché considerati profitto ovvero strumento dei reati commessi, supera i 100 milioni di euro e rappresenta il sequestro preventivo più cospicuo mai effettuato dalla Procura dall’Autorità Giudiziaria di Messina“, si legge nel comunicato che dà notizia dell’indagine a carico di Francantonio Genovese, del figlio Luigi e dei familiari, con l’ipotesi di riciclaggio, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta di beni. Eppure, a giudicare dalle dichiarazioni dei redditi depositate alla Camera, Genovese non sembra esattamente un milionario.

Nel 2013, quando per la prima volta viene indagato dalla Procura di Messina, il modello PF di Francantonio Genovese riporta un reddito complessivo da quasi 162mila euro, ma con eccedenza d’imposta da ben 292mila euro.

Ad impressionare, però, è la lista dei beni immobili, ben trenta: proprietà piena di un immobile, un fabbricato ed un box auto (dove ci tiene probabilmente la Lancia Delta del 2010 che dichiarava di possedere), a Messina, proprietà al 50% di altri quattro immobili, sempre a Messina, un quarto di un immobile a Piraino, poi una sfilza di terreni posseduti per un ventesimo, sempre a Piraino, e i 3/8 di undici appezzamenti ad Ucria. I redditi si riferiscono al 2012, quando Genovese era deputato del Pd, eletto per la prima volta, nella legislatura 2008-2013, la sedicesima. All’epoca, Genovese dichiarava di essere presidente del consiglio d’amministrazione della Ge.Fin e della Ge.Pa. Di questa, possedeva il 45% del capitale, e deteneva 180mila azioni della Mandarin-Wimax Sicilia Spa e 196mila quote della Caleservice Srl.

Passa un anno, e nel 2014 i redditi dichiarati (quindi per il periodo d’imposta 2013) salgono vertiginosamente: 379mila euro, più del doppio dell’anno precedente, con la solita eccedenza d’imposta risultante dalla precedente dichiarazione da 292mila euro. Rispetto alla dichiarazione dei redditi precedente, Genovese dichiara non essere intervenuta alcuna variazione patrimoniale.

E nessuna si registra nemmeno nella dichiarazione del 2015, anno in cui però i redditi crollano di quasi centottantamila euro. Genovese, infatti, dichiara di aver guadagnato, nel 2014, qualche spicciolo meno di duecentomila euro. Cala anche l’eccedenza d’imposta risultante dalla precedente dichiarazione: da 292mila a 212mila euro.

Il trend “negativo” si conferma anche nella dichiarazione dei redditi del 2016, all’interno della quale i guadagni complessivi del 2015 si fermano a 154.610 euro, e scende anche l’eccedenza d’imposta, che si ferma a 190mila euro. Accade qualcosa, invece, nel quadro patrimoniale, che subisce variazioni: Genovese dichiara una quota del 47,9% della Ge.fin, che viene incorporata, per fusione, nella Caleservice srl (della quale il deputato continua a possedere 196mila quote). Nel 2015, infine, Genovese aliena tutte le sue quote di partecipazione della Ge.Pa. E’ proprio su questa società che si concentrano le indagini: nelle quote di partecipazione di Francantonio Genovese, secondo gli inquirenti, subentra infatti il figlio Luigi, “trasferendone in capo a quest’ultimo la piena titolarità e compiendo a tal fine anche atti fraudolenti“, scrivono i magistrati.

Paradossalmente, Genovese risultava molto più ricco da sindaco di quanto non lo sia da deputato, quando nel 2006 dichiarava un reddito di 664.373 euro, e partecipazioni in una dozzina di società: il 50% della Ge.Fin srl, altrettanto della Ge.Pa, il 40% di Euroedil e quasi centomila euro di capitale sociale nella Caleservice, permettendosi per questo di sostenere spese elettorali pari a 224.429 euro. Quello che non è cambiato, è il gusto per le auto non troppo appariscenti. Anzi. Nel 2006, l’allora sindaco di Messina dichiarava di possedere una decisamente proletaria Fiat 600.

 

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emmeaics
emmeaics
20 Gennaio 2017 7:42

facciamo una colletta per pagargli un legale, poverino!