MESSINA. “Non sono contento perché le mafie dei palazzi non si possono accettare supinamente, io domani presento il terzo esposto nei confronti di determinati personaggi che continuano a sporcare questo palazzo: stiamo parlando di magistrati, qualche pubblico ministero, organi inquirenti che hanno infangato e falsificato in atti giudiziari tante cose, domani il terzo esposto”, non abbassa i toni Cateno De Luca, dopo la scarcerazione, anzi, il deputato fuori dal Palazzo di giustizia ha duramente attaccato la magistratura e in particolare il procuratore generale, Vincenzo Barbaro.

Ha anche assicurato che sarà lui a liberare Messina e con Messina la Sicilia. I video del suo sfogo dopo l’udienza davanti al Riesame stanno diventando virali ma è il caso di spiegare bene alcuni degli ultimi passaggi giudiziari anche per aiutarne la visione.

Che cosa è successo ieri esattamente: il deputato ieri è stato scarcerato dai domiciliari, atto praticamente dovuto dopo che Carmelo Satta, anche lui ai domiciliari per l’inchiesta per evasione fiscale, si era dimesso dalla Fenapi.

Gli arresti domiciliari sono una misura cautelare preventiva. Limiti preventivi alla libertà personale si possono applicare con gravi indizi di responsabilità soltanto se sussiste una di queste tre condizioni: pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di reiterazione del reato.

Con le dimissioni di Satta, in sostanza, è venuto meno il pericolo di reiterazione del reato, ovvero il motivo dell’arresto sia di De Luca che di Satta.

Per De Luca è rimasto il divieto a non ricoprire ruoli apicali in enti e il sequestro di beni immobili di Caf Fenapi. Per questo il deputato ieri ha partecipato all’udienza di fronte al Tribunale della libertà (o Riesame) e attende domani la pronuncia, perché ha chiesto la revoca anche di questi provvedimenti.

L’ex sindaco di Fiumedinisi è stato arrestato lo scorso 8 novembre per evasione fiscale, insieme a Carmelo Satta. L’ipotesi della Guardia di finanza è che siano stati evasi un milione 750 mila euro attraverso la gestione di alcuni enti che ruotavano attorno alla Fenapi, tutti riconducibili a De Luca. il successivo dieci novembre, dopo sei anni, è arrivata la sentenza per il processo sul sacco edilizio. Tra i motivi per cui il processo è durato così tanto, la richiesta di De Luca di spostarlo a Reggio Calabria, il processo è stato dunque sospeso fino alla pronuncia della Cassazione: i forti ritardi sono stati decisivi per le prescrizioni.

Riguardo infatti all’assoluzione sul sacco edilizio di Fiumedinisi: venerdì 10 novembre la corte messinese ha assolto l’ex sindaco per due capi di imputazione e lo ha prescritto per sei.

Vuol dire che sono due gli episodi per i quali è stato assolto, due episodi di abuso d’ufficio, mentre i reati di falso, abuso d’ufficio (altri episodi) e induzione indebita risultano accertati in primo grado ma essendo stati superati i limiti di legge i reati sono stati estinti.

Tra le prescrizioni c’è  la violazione edilizia per la realizzazione dell’hotel Dioniso, albergo con annesso centro benessere. La corte messinese ha ritenuto che l’ex sindaco abbia commesso i fatti ma sono troppo indietro nel tempo per imputarglieli. Questo è successo in primo grado. Per questo motivo De Luca ha annunciato che farà ricorso o che rinuncerà alla prescrizione, su quest’ultimo punto però in uno dei tanti video postati il deputato è stato più incerto annunciando che dovrà pensarci. Ieri ha invece detto che vorrà leggere le motivazioni della sentenza prima di decidere.

 

Riceviamo e pubblichiamo da Cateno De Luca:

“in merito all’articolo ci tengo a precisare: “Che non é assolutamente vero che la mia responsabilità é stata accertata, ma anzi il Riesame ieri ha di fatto cancellato le accuse nei confronti miei e di Carmelo Satta”. Inoltre, ci tengo a sottolineare:”che non é assolutamente vero che la mia scarcerazione era un atto dovuto per le dimissioni di Satta, sono altri gli elementi che hanno dimostrato la mia assoluta estraneità ai fatti come viene esplicitato sempre nella sentenza del Tribunale del riesame”. Certo vostro celere riscontro porgo cordiali saluti.

Letteraemme:

Il Riesame si è espresso in merito all’accusa di evasione fiscale, il fatto accertato – in primo grado – riguarda il processo per otto capi di imputazione, per i quali, lo ribadiamo, è stato prescitto per sei di questi ed assolto per due: la prescrizione prevale sull’assoluzione, che vuol dire che se il collegio avesse ritenuto il reato non commesso avrebbe assolto e non prescritto. Le dimissioni di Satta di fatto hanno alleggerito, se non annullato, l’esigenza cautelare.

 







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