MESSINA. Nonostante  il ministro per la Coesione Territoriale e per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, abbia raffreddato gli entusiasmi, spiegando che perchè sia istituita una Zes, zona economica speciale in un territorio è necessario che vi sia presente un porto “core”, e Messina non lo è, il sindaco Renato Accorinti, e l’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Signorino, hanno consegnato oggi a De Vincenti la proposta formale di emendamento al Decreto Legge n. 91 che consente la realizzazione di Zone Economiche Speciali anche a Messina e Giammoro. Il documento è sottoscritto anche dal commissario dell’Autorità portuale, Antonino De Simone; dal presidente della Camera di Commercio, Ivo Blandina; e dal presidente di Sicindustria-Messina, Sebastiano D’Andrea.

Di seguito il documento consegnato dal Sindaco al Ministro.
ZONE ECONOMICHE SPECIALI
PROPOSTA DI EMENDAMENTO DELL’AMMINISTRAZIONE ACCORINTI AL DL 20/06/2017 N. 91
I sottoscritti rappresentanti della Città e della Città Metropolitana, della Camera di Commercio, dell’Autorità portuale di Messina, dell’Associazione degli Industriali sottopongono al ministro per la Coesione Territoriale e per il Mezzogiorno, On. Claudio De Vincenti, la seguente proposta di modifica normativa:
EMENDAMENTO
Dopo il comma 4-bis dell’art. 4 del D. L. 20 giugno 2017 è aggiunto il seguente comma:
“4-ter. Le regioni possono comunque presentare proposta di istituzione di ZES, anche in deroga al numero massimo previsto dal comma 4-bis, per aree anche non territorialmente adiacenti che presentino un nesso economico funzionale con un’area portuale di grande rilevanza in termini di movimento di passeggeri, mezzi e merci, purché ricadente in territorio di Città Metropolitana sede di Autorità Portuale alla data di entrata in vigore della presente legge”.
MOTIVAZIONE
La legge 7 aprile 2014, n. 56 istituisce le Città Metropolitane con lo scopo di individuare aree destinate a diventare catalizzatori di risorse e motori di sviluppo per i territori, da porre in rete con le città metropolitane europee. Il comma 2 della legge fissa per le Città Metropolitane le seguenti finalità istituzionali generali: “cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee”. La ratio dell’introduzione di questa fondamentale innovazione istituzionale è dunque la creazione dei drivers dello sviluppo, in diretta connessione con le realtà e le istituzioni europee, con ampi margini di autonomia amministrativa e con lo scopo di realizzare sul territorio e a vantaggio dell’area vasta attrazione di risorse e coordinamento delle strategie di sviluppo economico.
Queste finalità sono sostanzialmente replicate e istituzionalmente potenziate con il provvedimento definito dagli artt. 4 e 5 del D.L. 20 giugno 2017 n. 91 che: “Al fine di favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree, [disciplina] le procedure, le condizioni e le modalità per l’istituzione di una Zona economica speciale …’ZES’” (art. 4, comma 1). Potendo sussistere Città Metropolitane con insediamenti portuali di grande rilevanza per traffico passeggeri, per numero di mezzi in transito e volume di merci, appare illogico e contraddittorio con le finalità istitutive di questi Enti di area vasta non prevedere che gli stessi vengano dotati dei benefici previsti per le ZES, col risultato di ridurre la competitività e la capacità di attrazione di risorse e investimenti per lo sviluppo economico del territorio metropolitano.

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