MESSINA. Nidaa Badwan è una giovane artista palestinese che ha voluto testimoniare con le sue opere l’isolamento e la mancanza di libertà che caratterizzano la quotidianità del suo popolo. L’ha fatto attraverso una serie di scatti fotografici realizzati nella sua stanza di nove metri quadrati e una sola finestra, durante una reclusione volontaria di 20 mesi che l’artista ha voluto imporsi come pacifica protesta in seguito all’aggressione subita da alcuni miliziani di Hamas che le contestavano il mancato uso del velo.

“100 giorni di solitudine” è il titolo della mostra con cui questi scatti hanno girato il mondo. Le fotografie dell’artista saranno esposte, per la prima volta in Sicilia dal 7 al 9 ottobre 2017, nella suggestiva cornice dell’Orto Botanico Pietro Castelli dell’Università di Messina(orari di apertura: 9.00-13 16,00 -18.00).

Alle 10.30 del 7 ottobre Nidaa incontrerà il pubblico. La mostra messinese segue l’esposizione a Valencia e precede quelle di Berlino e Richmond, negli Stati Uniti.

I venticinque scatti, caratterizzati da colori vivi e intensi, hanno per sfondo le pareti della stanza della reclusione dell’artista, una dipinta di acquamarina e un’altra ricoperta da un patchwork di cartoni per uova colorati. Nidaa indossa un costume e fa quasi scomparire ilproprio viso. Le composizioni, secondo Marion Slitine, specialista francese di arte contemporanea palestinese, ricordano le nature morte di Jean-Baptiste-Siméon Chardin, i chiaroscuridi Caravaggio e le scene teatralizzate di Jacques-Louis David.

“La sua storia – spiegano le organizzatrici della mostra, Donatella Lisciotto per il Laboratorio Psicoanalitico Vicolo Cicala e Anita Gioviale per il Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Messina – colpisce per il coraggio e la determinazione, la capacità di indignarsi e la volontà di difendere le proprie idee, tutti valori ormai desueti”.

“La potenza che affiora dalle opere della Badwan, l’intensità dei colori e lo stupore delle forme avevano bisogno – sottolineano Evelina Falsetti e Mariella Bellantone, che si occupano dell’allestimento della mostra – di un ambiente naturalistico che ne esaltasse il sentore di primordialità e l’autenticità. In questo senso l’Orto Botanico è lo scenario perfetto”.

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