MESSINA. “Ci dicono che siamo bravi, e poi non ci danno l’opportunità di dimostrare quanto siamo bravi”. Una caratteristica di Ferdinando Croce è che non parla mai per se, ma “in nome e per conto” della comunità che rappresenta, da militante dei circolo Quo Usque Tandem e Catilina-Morgana, e presidente dell’associazione Vento dello Stretto. “Non vinco io, vinciamo noi”, o “non si vota per me, si vota per una comunità”.

L’avvocato trentacinquenne lancia la sua candidatura alle Regionali nella sala Palumbo del Palacultura, che giusto una settimana fa aveva visto il rito collettivo del “battesimo elettorale” di Luigi Genovese. Quello di Croce, che battesimo non è (fa politica da quindici anni ed è stato consigliere del V quartiere), non ha nulla del bagno di folla. La sala è piena, ma piena di militanti, giovani e convinti della sfida che stanno per affrontare. “Fuori non troverete arancini, al massimo qualche bicchiere d’acqua per dissetarsi”, ha “stoccato” Croce, per tracciare un solco con uno degli avversari nel centrodestra.

Una serie di ringraziamenti, da Ciccio Rizzo, definiti “il maestro di tutti noi”, a due numi tutelari molto particolari, la poetessa messinese Maria Costa e Bruna Fiore, esule istriana con la famiglia sterminata durante le foibe, poi ovviamente a Nello Musumeci, candidato alla presidenza della Regione con  Diventerà Bellissima, lista in cui Croce si presenta. “E’ l’uomo giusto al momento giusto, col quale mi onoro di condividere ideali e visioni da molti anni: è garanzia totale di amministrazione seria, onesta e oculata”, dice di lui Ferdinando Croce, che come slogan ha scelto l’agguerritissimo “Senza scuse”.

Poi il programma. Chi sottovaluta Croce ed i suoi sostenitori a causa della giovane età (accanto a lui un esercito di ragazze e ragazzi ventenni), dovrebbe ripensarci: nessun proclama, nessun tema “alto”, ma idee molto chiare e proposte di legge già scritte per isole minori, servizio del 118 tagliato in provincia di Messina, dissesto idrogeologico a san Michele e san Fratello, ed una proposta di legge speciale, nero su bianco, per la Zona falcata (vecchio pallino di Ciccio Rizzo e dei suoi dagli anni di Quo Usque tandem) sulla falsariga di quella di Ortigia.

Alla fine, prima della citazione letterale di V for Vendetta, la chiosa: “Se i messinesi lo vorranno sederemo all’Ars per cinque anni, svolgendo il nostro dovere con fedeltà, coerenza e onesta. Se questo non dovesse accadere, torneremo al nostro mestiere, che non è la politica: la politica va fatta col mestiere, ma non deve esserlo”.

 

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emmeaics
emmeaics
3 Ottobre 2017 7:48

giggetto ammenu è u niputi d’Anciulina, ma chistu chi fa l’ammerricanu cu iè ?