A Messina non c’è nenti: un motto, uno slogan, quasi un intercalare che è entrato a far parte del linguaggio cittadino. Eppure, tralasciando l’aspetto comico-grottesco dell’episodio che ha reso famosa la frase, ogni messinese dovrebbe rendersi conto che pronunciare queste parole fa male a noi stessi. Se vogliamo risorgere dal torpore nel limbo in cui Messina sguazza, dobbiamo essere noi cittadini messinesi a riappropriarci della nostra città, della nostra storia e identità. Quale miglior modo di farlo partecipando alla kermesse le “Vie dei Tesori”, che da questo weekend e per i prossimi due di settembre permetterà a tutti di poter visitare 28 luoghi storici cittadini. Riscoprire la nostra città: questo deve essere il primo passo per ricreare un’identità cittadina. Si perché, oltre ai tanti problemi economici, Messina vive un declino in primo luogo a livello sociale; col passare degli anni la città, oltre a spopolarsi sempre di più, sta diventando un agglomerato urbano con una popolazione disunita, che vive alla giornata senza obiettivi futuri.

Nell’immaginario collettivo il terremoto del 1908 viene dipinto come la morte della città, ma in realtà è solo diventato l’alibi principale per tutti coloro che hanno deciso di non credere più nelle proprie origini. Se ancora esiste un minimo di orgoglio siculo nelle nostre vene, è giusto che la nostra città venga difesa e migliorata. Non ci può essere futuro senza delle solide radici, per questo motivo la storia cittadina è il nostro tesoro più grande ed ognuna delle 28 meraviglie messinesi delle “Vie dei Tesori” rappresenta una base dalla quale ripartire. Come di fronte ad un menù di alta cucina, i messinesi potranno riassaporare la storia e le origini della città attraverso un percorso fatto di Chiese, Ville, Musei e fortezze. Il sacro ed il profano fusi insieme per regalare ad una cittadinanza, sconfortata e con poche certezze, un motivo di orgoglio e di vanto. Finalmente è Messina a tornare protagonista, ora tocca a noi non abbandonarla. Altrimenti resteremo solo un nome su una cartina geografica e delle persone abbandonate al proprio destino.

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