MESSINA. Crogioli, martelli, scalpelli, martelli, colombe, una citazione della “melanconia” di Albrecht Dürer: l’edificio simbolo della Cultura, il Palantonello, offre ai visitatori, quotidianamente, un tripudio di simboli massonici. Uno dei due pannelli bronzei che “decorano” il Palazzo, infatti, è una vera e propria summa di elementi esoterici (e in parte anche sacri) largamente utilizzati dai Fratelli muratori (qui un approfondimento sul tempio messinese del Grande Oriente).

Affidati a Gaspare De Fiore (1926-2011, professore ordinario di Disegno e Rilievo, tra i progettisti, a Messina, del Palacultura e del nuovo Museo), che li ha realizzati su incarico del Comune grazie a un affidamento da centomila euro attraverso un cottimo fiduciario, i due pannelli rappresentano, rispettivamente, una riproduzione del “San Girolamo nello Studio” di Antonello da Messina e “una interpretazione artistica con richiami alla cultura, al lavoro fisico ed intellettuale”.

 

Gaspare De Fiore

 

Sul lato sinistro, due uomini (due operai, che potrebbero essere anche due “compagni”, non nel senso socialista del termine) sono intenti a costruire. Seguendo la leggenda di Hiram, la costruzione potrebbe essere il Tempio, dalle cui porte (in questo caso un arco a tutto sesto) si vede il sole (Hiram, rappresentato nel pannello). Perfetta la sua collocazione, visto che si trova verso Sud, e, in massoneria, il sole si vede solo dalle tre porte del Tempio, collocate a Oriente, Mezzogiorno e Occidente. Tra le strumentazioni presenti nellʼarea dei due “muratori”, cʼè solo lo scalpello (mancano il regolo a 24 pollici e il maglietto, entrambi in dotazione agli apprendisti ammessi). La scelta ha un senso e si lega al Palacultura: lo scalpello, infatti, indica i pregi dellʼistruzione, la quale, sola, può renderci degni di una società regolarmente organizzata. Sotto i due uomini, alcuni libri, un foglio di carta, un computer e un rotolo, che simboleggiano lʼevolversi della trasmissione della cultura. Tra un martello (simbolo legato allo scalpello col quale si sgrezza lʼanima) e lo scalpello, si vede una matita (attrezzo da lavoro del Gran Maestro, che insegna che le parole ed azioni vengono osservate e annotate dallʼOnnipotente Architetto, al quale si deve rendere conto della condotta durante lʼintera vita). Accanto allo scalpello, una tenaglia, anchʼessa utensile per la costruzione (in altre raffigurazioni, insieme a tre chiodi, richiama la Crocifissione di Cristo) e un crogiolo, strumento alchemico, carico di significati simbolici.

 

 

A destra dei due operai si trova una scala. La scala è in tutte le Tradizioni regolari segno e simbolo per eccellenza delle relazioni e dei percorsi che intercorrono tra cielo e terra, intendendo in prima istanza con tale dizione i diversi stati che lʼessere si trova a percorrere nel corso del proprio divenire e, principalmente, durante il cammino di realizzazione iniziatica. Sulla scala si trova un drappo, che potrebbe essere un drappo funebre.

Le colombe sono in tutto quattro. Due amoreggiano, in basso, e altre due, invece, spiccano il volo. La presenza di queste ultime potrebbe far riferimento alla festività solstiziale, che occupa il primo posto tra le solennità dell’anno massonico. Il solstizio è il simbolo della rinascita spirituale ottenuta attraverso la celebrazione dei riti di iniziazione: “Così lo spirito dell’uomo, dopo aver dormito nella misteriosa tomba di Saturno, vegliato dai neri corvi della morte, risorgerà a nuova vita in un volo di bianche colombe.

 

 

La parte destra del pannello è ripresa da una delle più famose incisioni di Albrecht Dürer (1471-1528), la “Melanconia” (1514). Si tratta di unʼopera che è diventata riferimento per eccellenza di esoterici e massoni. Raffigura, infatti, una bilancia (che, in tutte le forme tradizionali nelle quali si è estrinsecata la Tradizione Unica, è raffigurata appesa ed è simbolo di Giustizia), la clessidra (simbolo del tempo, un invito alla Pazienza ed alla Tolleranza, ovvero ciò che guida il pensiero ad indugiarsi sulla dimensione che, scorrendo, dissolve ogni forma transitoria) e la campana. Ripreso anche l’angelo della “Melencolia”, con lo sguardo perso nel vuoto e gli arnesi di mestiere abbandonati ai suoi piedi. Saturno è rappresentato dalla clessidra (nellʼopera), mentre Giove dal quadrato magico (i cui numeri danno sempre 34).

Altri elementi dellʼincisione sono stati trasmessi sul pannello, anche se in origine il significato era diverso e pessimista. Come la scala appoggiata all’edificio, che ricorda quella di Giacobbe. Presente anche il compasso sulle gambe dellʼallegoria (insieme alla squadra, rappresenta l’Emblema della Massoneria). Infine, cʼè la pietra angolare. Si tratta di un simbolo alchemico (nellʼincisione, ma può essere anche riferita a Cristo e al sacro, come le pietre angolari delle chiese gotiche) e identifica il massone, che è la pietra stessa, il punto di forza su cui viene costruito il Tempio: non per volontà divina, ma per libera scelta.

 

 

 

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emmeaics
emmeaics
23 Agosto 2017 13:20

a messina un massone espiatorio non manca mai !