MESSINA. Agli sgoccioli, ma la decisione è arrivata: il tribunale fallimentare ha accettato la proposta di concordato con cui Messinambiente ha tentato di evitare il fallimento, ritenendo congruo e “solvibile” l’accordo di trenta milioni di euro in cinque anni per soddisfare i creditori. Adesso, entro il 15 settembre, serve la delibera di approvazione della spesa da parte del consiglio comunale.

Per la partecipata di via Dogali, sul capo della quale pendeva l’istanza di fallimento chiesta dall’Agenzia delle Entrate per un debito da una trentina di milioni, il fallimento sembra scongiurato. Al fisco andranno i quindici milioni, sui quali le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, che dovrebbero estinguere il debito con l’Agenzia delle entrate, il resto sarà diviso in partite da cinque milioni ciascuno per il Tfr dei dipendenti, per i debiti previdenziali con l’Inpdap e per altri debiti, soprattutto coi fornitori. Il Comune dovrà quindi assicurare il pagamento di sei milioni di euro all’anno per cinque anni.

Il piano di rientro è stato presentato dal commissario liquidatore di Messinambiente Giovanni Calabrò e dai legali che lo assistono Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio (alla difesa, due mesi fa, c’erano anche Gianclaudio Fischetti e Romina Ballanca del Foro di Milano), ed è stato accettato dal giudice delegato Giuseppe Minutoli.

Tutto questo, quando una settimana fa è stato firmato il contratto di servizio tra il Comune e MessinaServizi bene Comune, la partecipata che sostituirà Messinambiente nel servizi di raccolta, spazzamento ed igiene ambientale. La partenza è prevista agli inizi di novembre, così come prevede il contratto.

 

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