Alcuni comuni si dotano di codici etici, in cui si fa riferimento a valori e principi come la trasparenza, l’imparzialità, la giustizia e la legalità, cui gli amministratori devono attenersi. Per i sindaci nebroidei, protagonisti della protesta dei giorni scorsi a Castell’Umberto (piccolo comune in Provincia di Messina) di fronte all’arrivo di un gruppo di migranti, sarebbe auspicabile l’adozione di un codice etico con l’aggiunta della voce: buone pratiche di ospitalità ai migranti.

Molti cittadini, pur riconoscendo le difficoltà nella gestione del problema, non hanno condiviso modi e tempi della protesta di questi sindaci. Ed è sembrato legittimo pensare che l’azione dimostrativa fosse frutto di una visione politica ostile all’accoglienza dei migranti nei loro territori. O peggio ancora: un comportamento suscettibile di scatenare gli istinti razzisti dei cittadini, come ha commentato anche l’attivista di Castell’Umberto Dario Pruiti, dal suo profilo Facebook. Una vicenda che si è rivelata un’occasione ghiotta per dare visibilità anche a chi sta speculando sul tema dell’immigrazione a fini elettorali (vedi la presa di posizione immediata di Salvini e di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle).

Ma un’alternativa a chi alimenta polemiche e tensioni, può essere offerta da chi, lontano dai riflettori, mette sul campo esperienze e proposte di buona accoglienza?

Positivo l’intervento di Giovanni Formica, Sindaco di Milazzo, che si è inserito nel dibattito di domenica scorsa manifestando aperta disponibilità del comune ad accogliere i migranti. Mentre alcune associazioni giovanili come l’Arci, attive sul territorio sui temi antirazzisti e sui diritti umani, dalle loro pagine Facebook, hanno puntato il dito sull’incapacità di sfruttare occasioni di sviluppo economico e sociale per il territorio, prendendo ad esempio il modello Riace. 

Riace è un piccolo comune della Calabria che in questi anni ha realizzato programmi di accoglienza e integrazione con ricadute sociali, economiche e culturali importanti per il territorio. La piccola realtà calabrese è un esempio di come le comunità locali, associazioni, cooperative e sindaci, possono instaurare ottimi rapporti di collaborazione con le Prefetture. Il successo di questo piccolo comune è dovuto soprattutto al coraggio di sperimentare nuove politiche locali. Iniziative come la ristrutturazione di immobili non più abitati o l’utilizzo di una moneta locale da assegnare ogni mese agli immigrati, da spendere all’interno del territorio comunale, ha permesso di rilanciare la piccola economia del territorio. Il Comune calabrese rappresenta adesso un modello di accoglienza per i piccoli comuni (ma si potrebbe pensare anche per i piccoli villaggi collinari di Messina) a cui si sono ispirati persino alcuni sindaci della Toscana, per il ripopolamento dei borghi dell’appennino.

Si può affermare, dunque, che gli effetti positivi in termini di integrazione, scambio culturale, lavoro ed economia dei territori, passano da una buona qualità della governance locale e dei progetti.

Un contributo interessante sul tema lo ha offerto, in questi mesi, Pietro di Pietro, coordinatore dello Sprar (Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Rodì Milici, in Provincia di Messina. Di Pietro, nell’ambito di un convegno organizzato da Labdem Messina dal titolo ‘’Immigrazione e cittadinanza’’, ha spiegato che questi progetti sono in grado di creare un indotto importante sul territorio: attraverso l’inserimento lavorativo per i migranti, grazie a progetti formativi e professionali mirati, ma soprattutto attraverso l’utilizzo di figure professionali locali che difficilmente troverebbero collocazione in altri ambiti (sociologi, mediatori culturali, progettisti sociali etc..). Qualcosa va sicuramente rivisto e migliorato, in particolare sul piano della governance. E su quest’ultimo punto, Di Pietro ha le idee chiare:‘’la Regione potrebbe dotarsi di una legge regionale sull’immigrazione sull’esempio di regioni come Toscana e Lazio: riconoscendo gli enti (enti istituzionali, organizzazioni del terzo settore etc…) che si occupano del coordinamento e sviluppo delle politiche di accoglienza ed integrazione, istituendo una Conferenza regionale tematica e un Osservatorio regionale sull’immigrazione, in grado di monitorare in maniera sistematica il fenomeno. La legge dovrebbe, inoltre, perseguire obiettivi sociali a lungo termine, come la parità d’accesso ai servizi di assistenza socio-sanitaria, alle opportunità di istruzione e alla formazione professionale.’’

I candidati, i partiti e le coalizioni che si presenteranno per le prossime elezioni regionali del 5 Novembre, potrebbero partire da queste esperienze e da queste proposte per arricchire i loro programmi elettorali ed evitare di dare sfogo a istinti demagogici e razzisti. 

 

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