Capo Peloro

 

 

Per un messinese non è facile parlare di Capo Peloro. Sarà forse perché siamo troppo abituati a darlo per scontato, come estrema frontiera dello sguardo che si affaccia verso Nord. O forse è la sua anima duale che un po’ ci affascina e un po’ ci inquieta: il suo essere insieme soglia e cesura, limite e confine. 

Siamo nel punto più stretto dello Stretto, nell’estremità orientale della Sicilia, in un luogo in cui la geografia smette di essere astrazione e si fa concreta, la si calca sotto ai piedi: da una parte lo Jonio, la sue acque fresche e calme, trasparenti; dall’altra il caldo abbraccio del Tirreno, il panorama che muta, la città che si occulta alla vista e si fa riviera.

Parlare di spiaggia, in un luogo in cui il presente di confonde con il Mito, sembra quasi riduttivo, forse persino offensivo. Perché al di là del mare cristallino e dell’ampio arenile, quello che colpisce è la visione d’insieme, l’esperienza sinestetica, la sensazione di trovarsi al cospetto di un immenso dipinto in movimento che non cessa mai di mutare: di fronte a noi a Calabria, a volte più lontana e a volte più vicina, alle nostre spalle il Pilone, che scandisce le ore come una meridiana di metallo, e in mezzo, imprevedibile e mutevole, l’infinito abbraccio fra i due mari.

Più che in spiaggia, a volte, l’impressione che si prova è quella di essere in un cinema all’aperto: ci si sdraia sulla sabbia calda, la mente annacqua i pensieri e lo sguardo inizia a vagare lentamente da una parte all’altra dello scenario, come in un interminabile piano sequenza.

 

———

Santa Margherita

 

Il più grave difetto della spiaggia di Santa Margherita è l’acqua fredda, ma è un difetto ampiamente compensato dal pregio più grande: l’acqua fredda. Pochi piaceri al mondo sono paragonabili al refrigerio a livello molecolare che dà il tuffarsi nelle acque dello Ionio della riviera sud di Messina mentre tutt’intorno la bolla di mercurio ballonzola intorno ai quaranta gradi.

Criminalmente snobbata dalla maggior parte della città, per la quale i bagni si fanno solo in zona nord e basta, quella di Santa Margherita ha tutte le caratteristiche che una spiaggia dovrebbe avere: larga, lunga, non troppo affollata, con una proporzione ottimale lidi/spiaggia libera, in maniera da non dover sopportare musica fastidiosa a tre metri, ma nemmeno dover scarpinare per km per una birra o una bottiglia d’acqua e, dulcis in fundo, quello che più nel mondo è importante per il messinese: i parcheggi a dieci metri dalla destinazione. Il restyling del lungomare di Santa Margherita di qualche anno fa ha regalato posteggi a spina di pesce per centinaia e centinaia di metri, facendo felice chi di fare cento metri a piedi proprio non ce la fa. Nemmeno fosse contrario ai dettami della sua religione.
Come pressoché tutto il litorale ionico messinese, a far la parte del padrone sono i ciottoli e la ghiaia. Non saranno comodissimi come la sabbia, ma hanno il grosso vantaggio di non spargersi per ogni angolo della casa nei tre giorni successivi come da gran brutta abitudine dei granelli di sabbia.
E quindi, perché non è presa d’assalto? Il motivo più plausibile, in realtà l’unico, è che la percezione sia quella di un luogo “lontano”, quando in realtà dal centro è pressoché equidistante rispetto a Faro.

 

———-

Tono-Mezzana

 

Partiamo dai difetti. Arrivare nella spiaggia che congiunge Tono e Mezzana è tutt’altro che semplice, per via della strada dissestata (un torrentello) che bisogna percorrere in macchina, e a causa dei massi che bisogna scavalcare per raggiungere il litorale. Piccoli inconvenienti che vengono immediatamente ripagati dall’atmosfera rilassata e selvaggia dell’arenile, che ricorda un po’ un’isola deserta dove il tempo sembra essersi fermato. Qui non c’è spazio per lidi e stabilimenti, né per chioschi e ombrelloni, e l’unica musica che si sente in sottofondo è il rumore del mare.

Diciamolo chiaramente: questa non è una spiaggia adatta a tutti. La sua fruizione impone una scelta ideologica, una netta ed estrema presa di posizione sul concetto stesso di mare. La parola d’ordine qui è relax, silenzio, semplicità. Al riparo da sfilate fashion, fisici da baywatch e attrattive mondane.

A far la parte del padrone è la natura: da una parte il Tirreno, con i sassi del fondale che si alternano alla sabbia, dall’altra, a fare da contraltare all’azzurro del mare, il verde degli pini, la frescura della campagna che segue pedissequamente il profilo della costa e offre un po’ di ristoro quando il sole inizia a picchiare. Ci si immerge in acqua, ci si asciuga pigramente al sole e poi ci si sposta sull’erba, appena pochi metri più in là: un buon libro, il vento che ci accarezza dolcemente i capelli e quella sensazione impagabile di libertà che un po’ ci rallegra e un po’ ci rattrista. Perché, in fondo, non è mai vera bellezza senza un velo di ingiustificata malinconia.

 

———-

 

Mortelle

 

La spiaggia di Mortelle, per i messinesi, è una sorta di ferita aperta che continua a sanguinare. Il simbolo di ciò che è stato e di ciò che non siamo stati in grado di perpetuare. Un esempio? L’ex Giardino delle Palme, abbandonato e in preda all’incuria, e spostandosi un po’ più a nord, direzione Torre Faro, l’istituto Postelegrafonici, serrato da decenni.

Anima pulsante delle estati cittadine degli anni ’50 e ’60, l’ampio arenile di Mortelle si estende per chilometri sul mar Tirreno, offrendo distese di sabbia fine, aree attrezzate, locali, stabilimenti balneari, campi di tennis e di beach volley e soprattutto le suggestive architetture concepite a metà del secolo scorso da architetti del calibro di Rovigo, Pantano e Cutrufelli, fra le quali l’Aragosta, la terrazza esagonale che ospita il Sunset e la cisterna che a tanti ricorda la vecchia Coppa Uefa. Il tutto a pochi passi dal mare e da uno dei tramonti più belli di tutta la litoranea.

Con posti così, ad altre latitudini, ci camperebbero di rendita.

————-

Pace

 

 

Il mare, per noi messinesi, è ben più di una vasta distesa di acqua salata. È parte integrante del nostro modo di essere. Un aspetto della nostra identità talmente connaturato nel nostro background culturale e visivo che spesso non ci accorgiamo neppure della fortuna che abbiamo nel ritrovarcelo a due passi da casa o dal lavoro. Nella parte nord della città le Colonne d’Ercole sono posizionate all’Annunziata, poco dopo il Baby Park. Qui, un confine immaginario separa la parte più urbana dell’abitato dalla riviera, che ci accoglie con nomi celestiali. Paradiso, Contemplazione, Pace: è la toponomastica che si fa depliant.

Il litorale è lunghissimo, e si estende senza soluzione di continuità per tutta la costa, accogliendo spiagge libere e lidi attrezzati, ristoranti e luoghi della movida, impianti sportivi e barche di pescatori. È la nostra promenade estiva, la nostra piccola barceloneta

Punto di forza della zona è il mare cristallino, fresco, sempre calmo, pescoso, che muta aspetto lentamente procedendo verso nord senza mai snaturarsi. Il momento più bello è al tramonto, con le luci rossastre che si riflettono sull’acqua e il cielo che assume un colore rosato, quasi pittorico. Sul tardi fa capolino la luna, che sale lentamente dai monti calabri e illumina lo Stretto come un grande faro mutante.

A rovinare il tutto, come spesso capita, siamo noi avventori. Che dovremmo imparare ad avere un po’ più di riguardo per la bellezza di un luogo a cui non dovremmo mai assuefarci. 

 

———-

Bonus (per nudisti)

 

Chiudiamo con due bonus, entrambi riservati a chi il sole sulla pelle ama goderselo come mamma l’ha fatto. Niente costumi e niente chiappe chiare qui, che lasciano il posto al senso di libertà dello stare nudi e al brivido del proibito. L’ultima parte delle montagne di sabbia, a San Saba, con le dune scoscese a pochi metri dalla battigia, e la spiaggia di Scaletta, celata dalla ferrovia e caratterizzata da grotte e insenature suggestive al riparo da famigliole e sguardi indiscreti.

Subscribe
Notify of
guest

3 Commenti
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
Daniela
Daniela
19 Luglio 2017 7:53

Il mare sporchissimo, direi! Sono decenni che non si puó fare il bagno, a Mortelle

Irrera maria
Irrera maria
3 Luglio 2018 13:24

Avrei molto da commentare riguardo il nudismo presso le montagne di sabbia…non è una spiaggia dove ci sia autorizzazione che permetta questo. sono una residente di quelle zone e vi avviso che non c’è solo del semplice nudismo anche ben altro!!! Una spiaggia da sogno ricca di esibizionismi

José
José
3 Luglio 2018 16:34

Sunset is good