Mentre i taorminesi si sacrificano, inviperiti – in molti addirittura vanno via in quei giorni – in nome del grande spot per la Sicilia e in particolare per la perla dello Ionio che promette di essere il G7, è invece l’omicidio Dainotti ad attirare l’attenzione della stampa internazionale regalando l’immagine di una Sicilia degna de “Il Padrino”. 

Così titola il Telegraph, “Presunto boss ucciso a colpi di pistola a pochi giorni prima che l’isola ospiti il summit”. Segue la cronaca dettagliata dell’assassino di Giuseppe Dainotti, considerato un “senior godfather”, scrive il giornale britannico che cita il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi: “Quando dicono che la mafia è stata sconfitta, prima o poi succede qualcosa che mostra che la mafia è ancora qui”. 

L’autore dell’articolo, Nick Squires, rassicura: “Taormina è dal lato opposto della Sicilia rispetto a Palermo e non c’è quasi nessun rischio per i leaders e le loro delegazioni. La cittadina che si erge su una collina sopra il mare, sarà blindata e protetta da 10 mila soldati e poliziotti”.

Tuttavia, la grave contraddizione non sfugge ai britannici: diecimila tra soldati e poliziotti concentrati già in questi giorni a Taormina, mentre dall’altro lato dell’isola  approfittano del giro in bici di Dainotti per sparagli,  in pieno giorno, in strada. 

Per questo il Telgraph conclude: “L’esecuzione di un esponente della mafia in una strada pubblica, difficilmente è l’immagine che la Sicilia vuol proiettare al mondo mentre si prepara ad ospitare il summit d’alto profilo al quale Trump parteciperà come parte del suo primo viaggio internazionale”. 

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