Partirà a fine luglio, a Santa Lucia del Mela, la seconda edizione della Mummy Studies Field School, il campo scuola patrocinato dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Un passo importante, che riconferma la Sicilia come punto di riferimento per la mummiologia internazionale.
Per questa seconda edizione  è previsto un focus speciale sulle mummie egizie, sia umane che animali, in collaborazione con i ricercatori del Museo di Manchester e delle Università di Torino ed Edimburgo.
Una cooperazione di grande prestigio, quella con il museo inglese, se si considera che questa istituzione vanta una lunghissima tradizione in fatto di studi sulle mummie, che risale alle ricerche di Margaret Murray, pioniera dell’egittologia e tra le prime donne a studiare questa disciplina, nei primi del Novecento.
La Mummy Studies Field School, co-diretta da Dario Piombino-Mascali e dal biologo forense Karl Reinhard, nasce dalla collaborazione tra il Progetto Mummie Siciliane e l’Università del Nebraska e prevede tre seminari fuori porta che si terranno a Palermo, Savoca, e per l’appunto, a Piraino.

I segreti delle mummie di Piraino. Vivevano una vita sana, scandita dai ritmi semplici della Piraino tra il XVIII e il XIX secolo. Le indagini sulle mummie di 26 sacerdoti custodite nella Chiesa Madre della cittadina del messinese hanno infatti rivelato una relativa longevità nei soggetti, considerando i tempi: dai 50 agli 80 anni. Le malattie che affliggevano i religiosi erano di natura ossea, ma anche dovute a un’alimentazione iperproteica, a base di proteine animali soprattutto derivanti dalla carne, considerata un alimento nobile.
   Sono i risultati dello studio radiologico sulle mummie di Piraino, condotto da un gruppo di ricerca internazionale e diretto dall’antropologo Dario Piombino-Mascali nell’ambito del Progetto Mummie Siciliane. Nato nel 2007, il progetto investiga il ricchissimo patrimonio mummificato della Regione Sicilia, di cui Piombino-Mascali è ispettore onorario per i Beni Culturali. In particolare, lo studio sulle mummie di Piraino è stato svolto grazie all’impulso dell’antropologo culturale Sergio Todesco, già direttore dell’Unità operativa dei Beni Etnoantropologici della Soprintendenza di Messina.

I rituali funerari
   Dai rituali funerari con cui i religiosi sono stati preparati sono emerse informazioni importantissime.
Si tratta di mummie naturali ottenute con la tecnica del colatoio, un ambiente in cui i corpi venivano lasciati a drenare i liquami cadaverici. Una volta compiuto questo processo, si procedeva al riempimento con sostanze naturali. In questo caso le radiografie hanno mostrato la presenza di gusci di noci e frammenti di altre piante officinali.
   Dal punto di vista storico, i dati archivistici forniti dall’antropologo culturale Marcello Mollica, dell’Università di Friburgo, sono stati di grande importanza per lo studio delle mummie di Piraino, rivelandone dettagli come età alla morte e caratteristiche sulle storie individuali. Come arcipreti, infatti, gli ospiti della cripta godevano di una sepoltura costosa e privilegiata, fondata dall’arciprete Antonio Scalenza nel 1771.

 

La salute degli antichi sacerdoti
   Dalle indagini, è emersa la presenza di artrosi, compatibile con l’anzianità soggetti , ma anche della malattia di Forestier, nota come DISH. La causa di quest’ultima patologia è legata a un’alimentazione iperproteica, conseguente a  una dieta ricca di proteine animali, soprattutto di carne, ritenuta un elemento nobile per eccellenza e quindi conforme allo status dei sacerdoti.
“ A queste patologie – commenta Dario Piombino-Mascali – si aggiungono un caso di aterosclerosi presente nelle arterie femorali di un soggetto e ancora la presenza di due neoformazioni: un encondroma sul femore sinistro di un individuo e un probabile mieloma multiplo che appariva su omeri, femori, cranio e scapole di un altro. Altre condizioni trovate sono l’alluce valgo, una malformazione del piede, e alcune varianti anatomiche, come ad esempio lo sterno con un forame centrale. Infine abbiamo avuto modo di osservare anche una costa cervicale sovrannumeraria, che avrebbe determinato fastidi e dolore”.
Piraino e i suoi tesori
   Le indagini radiografiche sono state condotte direttamente in loco con il contributo di National Geographic, di cui Dario Piombino-Mascali è esploratore.
“La prossima tappa sarà lo studio del DNA di queste mummie – dice l’antropologo – per risalire a eventuali patologie che non hanno lasciato segno su ossa e tessuti. Siamo felici di avere condotto le nostre indagini proprio a Piraino, una realtà ricchissima di storia e non valorizzata, e  quindi conosciuta, come meriterebbe”.
   Grazie anche agli studi sulle mummie, la cittadina sta suscitando l’interesse di quei visitatori che arrivano in Sicilia non soltanto per il mare e per le attrattive naturalistiche, ma anche per apprezzarne i monumenti e per respirarne storia e cultura.
“Ci stiamo dando da fare per mettere in evidenza tutto quello che contiene questa straordinaria realtà racchiusa tra boschi, mare e colline che è Piraino – dice l’arciprete, Calogero Musarra – Il mio sogno, che coltivo da 20 anni, è anche di realizzare un piccolo museo parrocchiale e procedere al restauro della Chiesa Madre”.
    Sono stati i privati a restaurare il bellissimo organo del Settecento che si trova appunto nella chiesa Madre, e che viene regolarmente suonato da Padre Calogero nelle funzioni e utilizzato per i concerti.
“E poi non bisogna dimenticare altri gioielli di cui è costellata questa cittadina – continua il religioso –
come la Madonna del Rosario con macchina lignea di scuola palermitana, o ancora la Chiesa della Catena, la cui campana veniva suonata per avvertire dell’arrivo dei pirati per mare. E poi, tra le tantissime gemme, c’è la chiesa, bellissima e nascosta, quasi per timidezza, di San Pietro. Piraino è tutta da valorizzare e da riscoprire, insomma. E siamo felici – conclude Musarra – che la tradizione scientifica e quella culturale da noi vadano di pari passo”.

(Una veduta di Piraino)

 

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