Si conclude con quattro condanne il processo per nei confronti dell’imprenditore edile  Sarino Bonaffini, di Angelo Bonaffini, dell’imprenditore ittico Gaetano Chiofalo e di Domenico Chiofalo. Si tratta di un filone dell’indagine condotto dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, su accertamenti svolti dalla Squadra mobile, che scaturisce dalla maxi confisca a Bonaffini. Al centro del processo la cessione delle quote di tre società “Pescazzurra srl”, C&B Immobiliare Srl” e “immobilitre srl”. Il Tribunale, Prima sezione penale, ha condannato Sarino Bonaffini  e Gaetano Chiofalo a 4 anni mentre Angelo Bonaffini e Domenico Chiofalo sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi. Tre le contestazioni che riguardavano la cessione delle quote societarie di imprese , la Pescazzurra si occupava della commercializzazione di pesci e di prodotti legati alla pesca mentre le altre due erano imprese immobiliari. Accuse che, secondo i legali della difesa, gli avvocati Carlo Autru Ryolo, Nino Favazzo, Salvatore Silvestro, Giuseppe Donato, e Maurizio Cacace non trovavano riscontro nelle “carte” del processo e per le quali avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti. L’accusa nel processo è stata rappresentata dal pubblico ministero Annamaria Arena.  Nel 2013 il patrimonio dei Bonaffini era stato sottoposto a confisca di primo grado nell’ambito di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore della Dda Vito Di Giorgio, i sigilli erano finiti beni stimati intorno ai 450 milioni di euro. Un impero realizzato nel corso degli anni con investimenti nel campo dell’edilizia e della ristorazione e del settore ittico, ma secondo quanto disposto dal Tribunale Misure di Prevenzione sarebbe stato frutto di riciclaggio dei guadagni illeciti del clan Mangialupi.

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