MESSINA. Novecento fallimenti, cifra tonda, 672 ancora aperti e appena 228 chiusi, il più vecchio del 1962 (Fratelli Cavallaro fu Luigi, procedura chiusa da qualche anno), il più recente di appena due mesi fa (Franza impianti, fallimento dichiarato il 18 gennaio 2017), fascicoli in mano ad appena un pugno di giudici: Antonio Orifici e Ugo Scavuzzo per la maggior parte, ma anche Liborio Fazzi e Cosimo D’Arrigo, e giusto un paio in mano a Daniele Carlo Madia. Sono i numeri, non esattamente confortanti, della sezione fallimentare del tribunale di Messina, e dell’enorme mole di arretrato che affolla le cancellerie.

(nel grafico, i fallimenti anni per anno: in verde le procedure aperte, in rosso quelle chiuse)

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Il fatto che negli ultimi anni ci siano meno procedure fallimentari è un dato positivo o negativo? I messinesi sono diventati più accorti nella gestione, o il numero di imprese si è talmente ridotto che in proporzione anche i fallimenti sono scesi? Contrariamente a quanto si possa pensare, non è oggi, periodo in cui la crisi morde di più, che si registrano il maggior numero di fallimenti: al tribunale sono registrate tre procedure da inizio anno, sedici nel 2016 e undici nel 2015, un anno poco movimentato. Erano 13 nel 2014, e 19 nel 2013, ma solo sette nel 2012 e altrettanti nel 2011. Un biennio davvero terribile, però, è stato quello 2009/2010, anni in cui la crisi stava appena iniziando: ventinove dichiarazioni di fallimento nel 2009 e ben 32 l’anno successivo, che seguivano comunque due stagioni abbastanza “movimentate”: 20 fallimenti nel 2008 e 23 nel 2007. (Dal 2009 la soglia di fallibilità è cambiata, aggiornamento dell’articolo)

La vetta, comunque, si è raggiunta negli anni ’90, periodo di gestioni aziendali evidentemente parecchio allegre: risalenti al 1994, oggi al tribunale risultano depositate ben 52 pratiche (delle quali solo 22 sono chiuse), e globalmente, in quel periodo gli affari per i curatori sono andati benissimo: 46 fallimenti nel 1993, 45 nel 1995, 42 nel 1996, per chiudere il secolo in bellezza coi 44 del 1999.

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In mezzo, nomi in città molto noti: pochi avvenimenti, in città, hanno fatto parlare di sé come il fallimento dei grandi magazzini Piccolo o di Rotino, istituzioni commerciali di Messina per generazioni: Rotino è stato dichiarato fallito nel 1994 e la pratica (ancora aperta) affidata nelle mani di Domenico Santamaura, mentre per la Fratelli Piccolo, la dichiarazione di fallimento è arrivata ad aprile del 2009 (e anche questa procedura è ancora aperta). Nel 1992 chiude i battenti anche l’emittente televisiva Telespazio srl, e tocca al curatore Francesco Celona (ex presidente dell’ordine degli avvocati) di soddisfare i creditori e chiudere la procedura. Nel 2010, la campana a morto suona per la Giardino delle palme srl, e la curatela fallimentare va a Dario Latella. Di società calcistiche in fallimento la città ne ha avute due: l’A.S. Messina nel 1999 (curatore Antonino Gullo, procedura ancora aperta), e quella, dolorosissima del 2009, quando il Messina Fc, quello del ritorno in serie A (e del prestigioso settimo posto nel primo anno) viene venduto all’asta fallimentare. Nel 2004, invece, tocca alla Pallacanestro Messina dichiarare il fallimento, mentre undici anni dopo, nel 2015, è il turno della Pallanuoto Messina. Nel 1997, a fallire è la Co.Far.Mes, cooperativa farmacisti messinesi. Accomunate dal fallimento sono anche due diverse società di vigilanza privata: a luglio del 2013 viene dichiarato il crac de Il Detective di Antonino Corio (curatore Filippo Distefano), mentre nel 2008, ad ottobre, ha dichiarato fallimento la Vigile peloritano. Gemelli anche i fallimenti di due società petrolifere: la EsseGi petroli nel 2004 e la Saccà Petroli di Villafranca nel 2013. Recente (dichiarato un anno fa) è quello della prestigiosa Ottica Fracassoli, una volta a due passi dal “salotto buono” di piazza Cairoli.

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Poi ci sono i fallimenti da “prima pagina”, quelli di aziende i cui patron hanno avuto conseguenze giudiziarie: I crac più fragorosi degli ultimi anni sono stati quello della Demoter di Carlo Borella, gigante del settore movimento terra “tirato per i capelli” nel fallimento per l’opposizione di uno dei creditori al concordato richiesto dal liquidatore Maurizio Cacace (oggi è in corso un’inchiesta per bancarotta). Il tratto comune tra i fallimenti Wikifly e Teknogest, invece, si chiama Nino Giordano, patron di entrambe le società: Wikifly, una compagnia aerea dalla storia travagliata è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Messina il 17 gennaio 2014 ed è seguita dal curatore fallimentare Filippo Di Stefano, mentre per la Teknogest, società che gestiva l’hotel Capo Peloro Resort, il giudice Ugo Scavuzzo l’ha dichiarata fallita a metà aprile del 2014, e l’ha affidata ai curatori fallimentari Marco Merenda e Corrado Taormina. Altro fallimento fragoroso, benché non sentenziato dal tribunale di Messina (la competenza era infatti del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto) è stato quello della Aicon Yachts Spa di Lino Siclari: il presidente della sezione fallimentare, Michele Galluccio ha revocato la procedura di concordato per la capogruppo, gravata da 50 milioni di euro di debiti. A Barcellona, di procedure fallimentari Aicon ce ne è anche un’altra, a carico della Aicon Spa, in mano al curatore Francesco Ruvolo: la dichiarazione di fallimento risale al gennaio del 2013. A chiedere il fallimento della Do.Fe. group, impresa che commerciava in bibite, ci ha pensato addirittura la multinazionale della birra Heineken Spa. L’istanza di fallimento, il tribunale di Messina l’ha accolta a luglio del 2014. A fine novembre del 2012, è stato dichiarato il fallimento della Messina Calcestruzzi srl, società confiscata alla famiglia mafiosa di Domenico Pellegrino ma posta sotto sequestro giudiziario due anni prima e gestita dall’amministratore giudiziario Domenico Cataldo (che gestisce anche il patrimonio fallimentare Aicon). Il curatore fallimentare è Domenico Nardi. Cataldo è anche curatore della procedura fallimentare a carico di Ascom Finance, vicenda che ha fatto parecchio rumore, e lasciato strascichi giudiziari, e del fallimento di Fabio Salvato, promoter finanziario con un burrascoso iter giudiziario in corso.

 

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