MESSINA. C’è voluta una siracusana perché fossero portate in parlamento le ragioni dell’Autorità portuale di Messina. E’ stata infatti Stefania Prestigiacomo, deputato di Forza Italia che messinese non è, a presentare un atto formale che andasse al di là delle dichiarazioni roboanti delle settimane scorse, che smaltiti i titoli dei giornali hanno sortito zero effetti e sono tornate sottotraccia.

L’ex ministro, una settimana fa ha presentato alla Camera un ordine del giorno, in cui si impegna il governo “ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a contrastare la crisi in atto nel comparto del trasporto marittimo e dei porti italiani, valutando la possibilità di rivedere gli accorpamenti delle Autorità portuali così come da ultimo definiti dal decreto legislativo n. 169 del 2016″. Quello in cui l’Autorità portuale messinese è accorpata a quella di Gioia Tauro.

Essendo siracusana di nascita, ovviamente l’atto presentato da Stefania Prestigiacomo è principalmente rivolto all’Autorità portuale di Augusta, porto core, la cui governance però dovrebbe andare a Catania, che porto core non lo è. In questa presa di posizione, però, rientra anche Messina.

“Si è deciso – si legge nell’ordine del giorno –  che i porti di Augusta e Catania facciano capo all’autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale, mentre i porti di Messina e Milazzo, rientrando nell’autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio e dello Stretto, dovranno far capo alla sede centrale di Gioia Tauro. Si è deciso quindi, a torto – continua il documento – di accorpare Augusta e Siracusa, due porti di natura profondamente diversa: uno è un porto petrolifero, fra i primi in termini di esportazioni a livello italiano, l’altro, il porto di Catania, è un porto commerciale e un porto passeggeri, decidendo tra l’altro di trasferire la sede a Catania, che non è un porto core”. 

 

(clicca per il servizio sui numeri del porto di Messina comparati a Gioia Tauro, Augusta e Catania)

 

Secondo il deputato forzista, “l’accorpamento delle autorità portuali, lungi dal produrre gli annunciati risparmi di spesa, ha piuttosto determinato una situazione decisamente conflittuale tra i territori e le amministrazioni coinvolte dalla citata revisione della governance di tale delicato settore, con rilevanti effetti negativi anche sulle attività economiche dell’indotto”. A Messina ha provocato tre giorni di discussioni, conferenze stampa e comunicati, poi basta. Ed è stato necessario l’intervento di una siracusana perchè il caso Messina fosse portato in parlamento.

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